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Manifattura italiana: rallentamento e piano da 8 miliardi

Il settore manifatturiero italiano, pilastro storico dell’economia nazionale e tradizionalmente motore di crescita, segnala un rallentamento preoccupante, come evidenziato dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.

Questo arretramento, percepibile in un contesto economico globale complesso e caratterizzato da incertezze geopolitiche, rischia di compromettere la ripresa post-pandemica e la competitività del paese.
La riflessione di Orsini, espressa durante l’iniziativa di Confindustria e Cdp, pone l’attenzione sull’urgenza di interventi mirati e coordinati.

L’analogia con “l’assalto alla diligenza”, un riferimento all’imprevedibilità e alla potenziale distruttività di azioni non ponderate, sottolinea la necessità di un approccio collaborativo e strutturato con il governo.

Il fulcro della proposta di Confindustria risiede nella definizione di un piano pluriennale, di durata triennale e dotazione finanziaria di 8 miliardi di euro annui.
Tale piano dovrebbe concentrarsi primariamente sul potenziamento degli investimenti, orientandoli strategicamente verso due aree cruciali: l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei processi produttivi.

L’importanza dell’innovazione non si limita all’adozione di nuove tecnologie, ma implica una profonda trasformazione culturale e organizzativa all’interno delle imprese, stimolando la ricerca e sviluppo, la sperimentazione e l’adozione di modelli di business innovativi.

La digitalizzazione, a sua volta, non è solo questione di introduzione di software e hardware avanzati, ma implica una revisione completa dei processi, dalla supply chain alla gestione dei dati, per migliorare l’efficienza, la flessibilità e la capacità di rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato.
La stabilità degli incentivi è un elemento chiave per incentivare gli investimenti a lungo termine.
Progetti triennali necessitano di una cornice regolatoria prevedibile, che riduca il rischio percepito dalle imprese e le incoraggi a programmare interventi significativi.

Parallelamente, l’estensione delle semplificazioni burocratiche attualmente in vigore nelle Zone Economiche Speciali (Zes) a tutto il territorio nazionale rappresenta un’opportunità per ridurre il peso della burocrazia, un freno storico alla competitività del sistema produttivo italiano.

Questo intervento non solo accelererebbe la realizzazione di nuovi progetti, ma contribuirebbe anche a creare un ambiente più favorevole agli investimenti, attirando capitali e competenze.

In definitiva, il piano proposto da Confindustria ambisce a rilanciare il settore manifatturiero italiano, non come un ritorno al passato, ma come una piattaforma di lancio per un futuro caratterizzato da innovazione, competitività e sostenibilità.

Si tratta di un investimento strategico nel futuro del paese, che richiede un impegno congiunto tra istituzioni, imprese e tutti gli attori coinvolti.

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