venerdì, 20 Giugno 2025
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Stalking, rifiuto del braccialetto e carcere: la vicenda di Isola di Capo Rizzuto

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Il rifiuto di adempiere a una misura cautelare, in questo caso l’applicazione di un braccialetto elettronico per stalking, ha innescato un’escalation procedurale che ha portato all’inasprimento della posizione di un uomo a Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. La vicenda, che pone interrogativi sull’efficacia delle misure alternative alla detenzione e sul rispetto delle disposizioni giudiziarie, si è sviluppata a seguito di una complessa dinamica di molestie e intimidazioni nei confronti di una giovane donna.Le indagini, condotte dai Carabinieri della locale Tenenza, hanno ricostruito un quadro di comportamenti persecutori, evidenziando come l’uomo, pur in assenza di una relazione sentimentale pregressa, si sia reso protagonista di pedinamenti sistematici e appostamenti nei luoghi abituali di frequentazione della vittima. Questi atti, che configurano un chiaro esempio di stalking, non si sono limitati a comportamenti passivi, ma hanno incluso anche aggressioni verbali e fisiche nei confronti degli amici della giovane, generando un clima di terrore e insicurezza.La vittima, profondamente turbata e vivendo in uno stato di costante ansia, ha necessitato di un notevole sforzo interiore per superare la paura e confidare la sua esperienza alle autorità competenti. La denuncia ha fornito agli investigatori gli elementi necessari per avviare un’inchiesta approfondita, che ha portato la Procura di Crotone a richiedere l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, affiancata dall’obbligo di indossare un braccialetto elettronico. Questa soluzione, teoricamente volta a garantire sia la sicurezza della vittima che a monitorare i movimenti dell’indagato, si è rivelata impraticabile a causa del suo rifiuto categorico.L’atto di opposizione, lungi dall’essere un mero gesto di ribellione, ha comportato conseguenze legali di notevole gravità. L’autorità giudiziaria, chiamata a fronteggiare la situazione, ha ritenuto necessario inasprire la misura cautelare, sostituendo gli arresti domiciliari con la custodia cautelare in carcere. Questo provvedimento, volto a garantire l’adempimento delle disposizioni giudiziarie e a prevenire ulteriori comportamenti lesivi, solleva interrogativi circa la complessità del fenomeno dello stalking, la necessità di strumenti efficaci per la protezione delle vittime e i limiti delle misure alternative alla detenzione quando queste vengono disattese. Il caso rappresenta un monito sull’importanza del rispetto delle ordinanze giudiziarie e sulle implicazioni che derivano dalla loro violazione, ricordando come la tutela della sicurezza e della dignità delle persone debba prevalere.

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