L’interruzione del ciclo agonistico, quell’anno successivo all’esperienza con il Tottenham, si è rivelata un’opportunità inaspettata, un vero e proprio crocevia di riflessioni tattiche e strategiche. Piuttosto che un periodo di inattività, è stato un’immersione profonda nel cuore del calcio, uno studio intensivo e metodico che ha superato di gran lunga i confini del campo di gioco. Come un osservatore esterno, libero dalle urgenze quotidiane della gestione di una squadra, ho avuto la possibilità di analizzare il panorama calcistico italiano, inglese ed europeo con una lucidità senza precedenti.Il mio “Subbuteo”, non inteso come semplice gioco, ma come strumento di simulazione e analisi, è diventato un laboratorio privilegiato. Revisionando innumerevoli partite, registrando schemi e movimenti, ho cercato di decifrare le dinamiche che regolano il successo e il fallimento nel calcio moderno. Questo approccio mi ha permesso di affinare la mia comprensione delle diverse filosofie di gioco, di individuare tendenze emergenti e di perfezionare le mie strategie di allenamento.Il rispetto per gli impegni presi, la lealtà verso chi mi ha dato fiducia, rappresentano un valore imprescindibile nella mia visione del mondo. La scelta di non intrattenere contatti con altre società, durante il periodo di pausa, è stata dettata da questo principio, un dovere morale nei confronti del Napoli e dei suoi tifosi. La lettura di voci e speculazioni infondate ha creato un clima di incertezza che ha destabilizzato l’ambiente squadra, minando la concentrazione dei giocatori in un momento cruciale della stagione, quando era in gioco lo scudetto. La trasparenza e la chiarezza nei confronti dei miei collaboratori e degli atleti sono fondamentali per costruire un rapporto di fiducia reciproca, un elemento essenziale per raggiungere obiettivi ambiziosi.Il legame con la Juventus, un capitolo fondamentale della mia carriera, rimane intatto, al di là delle speculazioni e delle interpretazioni superficiali. La mia storia con la Juventus è profondamente radicata nel mio DNA, un sentimento che nessuna voce esterna potrà mai scalfire. Il mio rapporto con il mondo del calcio è spesso oggetto di strumentalizzazioni, di interpretazioni distorte che alimentano un circolo vizioso di voci infondate. Esistono individui che, approfittando della mia figura, cercano di trarre vantaggio dalla mia notorietà, come avvoltoi che si nutrono di ciò che percepiscono come una fonte di facile guadagno. Essere un punto di riferimento, un’icona per molti, comporta anche la responsabilità di difendere i propri valori e di contrastare le narrazioni tendenziose che possono danneggiare l’immagine del calcio stesso. L’integrità e la coerenza rimangono i pilastri fondamentali del mio percorso professionale.