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mercoledì 29 Ottobre 2025

Lupo ritrovato in Dolomiti: indagini sulle cause e necessità di monitoraggio.

La scoperta di una carcassa di lupo, avvenuta nel territorio di San Vigilio di Marebbe, solleva interrogativi significativi sulla dinamica della presenza lupina nelle Dolomiti e sottolinea la crescente necessità di monitoraggio e gestione di questa specie.
La segnalazione, giunta in forma anonima alla stazione forestale il 25 settembre, evidenzia un ritardo nella localizzazione dell’animale deceduto, probabilmente dovuto alla natura discreta della comunicazione e alla vastità del territorio alpino.

L’intervento dei dipendenti della stazione forestale, prontamente attuato una volta ricevuta la segnalazione, ha permesso il recupero della carcassa e il suo trasferimento all’Istituto zooprofilattico di Bolzano.
Le analisi successive saranno cruciali per determinare le cause della morte, escludendo possibili fattori patologici o traumatici che potrebbero aver influenzato la salute della popolazione lupina locale.

Questo aspetto è fondamentale non solo per comprendere l’evento specifico, ma anche per valutare il rischio di epidemie o patologie trasmissibili ad altre specie, comprese quelle domestiche.
L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di interazioni tra uomo e fauna selvatica, come testimoniato dal ritrovamento, la settimana scorsa in Val Badia (Badia), di un giovane lupo debilitato.
Questo animale, avvicinatosi a zone abitate, manifestava evidenti segni di sofferenza e necessitava di cure immediate.
Il tempestivo intervento, coordinato dal direttore Günther Unterthiner, ha permesso il suo trasferimento in un centro specializzato per il recupero della fauna selvatica, situato in prossimità di Bologna.

Un simile scenario pone interrogativi sulla disponibilità di risorse alimentari adeguate per la popolazione lupina, suggerendo potenzialmente una pressione antropica sull’ambiente naturale che ne limita le capacità di sostentamento.

La presenza del lupo, specie apicale all’interno dell’ecosistema alpino, è un indicatore di salute ambientale, e il suo ritorno in queste aree, dopo decenni di assenza, rappresenta un evento ecologico di grande rilevanza.

Tuttavia, questa convivenza richiede un’attenta gestione, basata sulla conoscenza scientifica, la collaborazione tra enti territoriali e la sensibilizzazione delle comunità locali.
La comunicazione anonima e il ritrovamento di lupi in condizioni precarie sottolineano l’importanza di canali di comunicazione più diretti e sistemi di monitoraggio più efficienti per garantire la tutela sia della fauna selvatica che delle attività umane.
È necessario promuovere una cultura della coesistenza, che riconosca il valore ecologico del lupo e che al contempo prevenga conflitti e danni.
La gestione efficace della popolazione lupina implica quindi un approccio multidisciplinare, che integri aspetti biologici, ecologici, sociali ed economici.

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