Il mercato globale del vino si trova ad affrontare una congiuntura complessa, segnata da fluttuazioni di domanda e dall’introduzione di barriere commerciali, come i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti. Questa situazione pone un rischio significativo per la conservazione della biodiversità viticola italiana e per la sostenibilità delle pratiche vitivinicole nelle aree più vulnerabili del Paese, specialmente quelle collinari e montane, spesso caratterizzate da una fragilità intrinseca e una scarsa capacità di adattamento.L’allarme, sollevato dal presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, Gianluca Carraro, evidenzia una lacuna cruciale nel dibattito pubblico: l’assenza di un’attenzione specifica alle condizioni dei viticoltori, l’anello più debole della filiera. Mentre l’attenzione si concentra sulle dinamiche del mercato e sulle conseguenze dei dazi, si trascura la reale capacità di resistenza di chi coltiva la terra, soprattutto in contesti dove l’impossibilità di meccanizzazione implica costi di produzione elevatissimi e marginali.Un crollo delle vendite, tradotto in un abbassamento dei prezzi delle uve al di sotto dei costi di gestione, non solo comprometterebbe la sopravvivenza economica delle aziende agricole, ma innescherebbe un processo di abbandono dei vigneti con conseguenze devastanti per l’ambiente. Questa dinamica non è meramente economica, ma ha implicazioni profonde per la stabilità del territorio, la prevenzione del dissesto idrogeologico e, soprattutto, per la perdita irreparabile di un patrimonio genetico viticolo unico.Il caso dei Colli Euganei, area riconosciuta Parco Regionale e Riserva della Biosfera MAB UNESCO, illustra in modo emblematico questo legame intrinseco tra viticoltura e tutela ambientale. Qui, i viticoltori svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione del paesaggio, mitigando il rischio di frane e contribuendo alla ricchezza della biodiversità locale, preservando varietà autoctone come il Serprino, il Pinello e il Moscato Fior d’Arancio – testimonianze di un patrimonio culturale e agricolo millenario.Questa situazione non è esclusiva dei Colli Euganei, ma si riproduce in numerose aree marginali dell’Italia, dove la coltivazione della vite rappresenta una sfida costante, con costi operativi spesso superiori ai ricavi. La sopravvivenza di queste aziende dipende non solo dalla capacità di competere sui mercati internazionali, ma anche da un sostegno politico ed economico mirato.È imperativo che gli interventi del Governo e della Commissione Europea, volti a sostenere la filiera vitivinicola, non si limitino a favorire le imprese esportatrici, ma includano misure specifiche per i viticoltori che operano in contesti ambientali delicati e di pregio. Preservare la viticoltura in queste aree marginali non è solo una questione economica, ma una responsabilità culturale che mira a tutelare un modello di sviluppo rurale sostenibile, un’eredità preziosa da tramandare alle future generazioni e un elemento imprescindibile dell’identità italiana. Il valore intrinseco di questa tradizione va al di là dei numeri del commercio globale, radicandosi nella cultura, nel paesaggio e nella salvaguardia del nostro patrimonio naturale.