L’accesso equo a punti vendita di beni alimentari di prima necessità rappresenta una sfida significativa nel panorama socio-economico italiano. Un’analisi condotta da Unioncamere, recentemente presentata alla Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati in relazione alla proposta di legge sulle zone del commercio nei centri storici, rivela una distribuzione geografica tutt’altro che uniforme. I dati emersi delineano un quadro in cui una porzione considerevole della popolazione fatica a reperire prodotti freschi e alimentari essenziali in tempi ragionevoli.L’indagine evidenzia come solo poco più della metà degli italiani (61%) possa raggiungere un supermercato entro un quarto d’ora, un dato che assume rilevanza soprattutto se confrontato con la percentuale di accessibilità a esercizi commerciali più specializzati. Solo il 44% della popolazione italiana vive in prossimità di un panificio, e una percentuale ancora più bassa, il 35%, ha la possibilità di raggiungere una pescheria entro lo stesso lasso di tempo. Il dato relativo ai fruttivendoli, con una copertura del 60%, si posiziona in una posizione intermedia, suggerendo una maggiore diffusione di questi esercizi, ma comunque insufficiente a garantire una copertura totale.Questi numeri non sono semplici statistiche; riflettono disuguaglianze territoriali e sociali. Le aree rurali, le periferie urbane e i piccoli centri abitati risultano spesso penalizzate dalla carenza di infrastrutture commerciali e dalla progressiva chiusura di esercizi storici, a causa di fattori quali l’aumento dei costi, la concorrenza delle grandi catene distributive e i cambiamenti nelle abitudini di consumo. Questa situazione può avere conseguenze negative sulla qualità della vita, sull’alimentazione, sulla salute e sul tessuto sociale di queste comunità. La difficoltà di accesso a prodotti freschi e di qualità può limitare la possibilità di seguire un’alimentazione equilibrata, soprattutto per le fasce di popolazione più vulnerabili, come anziani, famiglie a basso reddito e persone con disabilità.La proposta di legge in discussione, volta a regolamentare le zone del commercio nei centri storici, assume quindi un’importanza cruciale. L’obiettivo non è solo quello di preservare il patrimonio architettonico e culturale, ma anche di promuovere uno sviluppo commerciale sostenibile e inclusivo, che tenga conto delle esigenze di tutte le comunità. La legge potrebbe incentivare la presenza di esercizi commerciali di prossimità, agevolare l’apertura di nuove attività, promuovere la formazione di filiere corte e locali, e sostenere l’innovazione nel settore della distribuzione alimentare.Inoltre, è necessario considerare il ruolo delle politiche di mobilità e dei trasporti pubblici per facilitare l’accesso ai punti vendita, anche per coloro che non dispongono di un’auto privata. L’integrazione tra online e offline, con la possibilità di ordinare prodotti a domicilio o ritirarli presso punti convenzionati, potrebbe rappresentare una soluzione per superare le barriere geografiche e temporali. In definitiva, la questione dell’accesso ai beni alimentari di prima necessità richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolga istituzioni, operatori economici, associazioni di categoria e cittadini, al fine di costruire un sistema commerciale più equo, efficiente e resiliente. La tutela del diritto alla salute e il rafforzamento del tessuto sociale dipendono anche dalla capacità di garantire a tutti l’accesso a una dieta sana e bilanciata.