L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno recentemente siglato un accordo commerciale che ridisegna significativamente i flussi di prodotti agroalimentari tra i due continenti. L’intesa, frutto di complesse negoziazioni, mira a liberalizzare il commercio di una vasta gamma di beni, con un impatto economico stimato in circa 70 miliardi di euro, e si inserisce in un contesto geopolitico più ampio, segnato dalla ricerca di diversificazione delle catene di approvvigionamento.Il nucleo dell’accordo consiste nell’azzeramento dei dazi doganali su una serie di prodotti statunitensi considerati “non sensibili” dal punto di vista europeo. Questo paniere di liberalizzazioni include, oltre all’aragosta, già oggetto di contenziosi commerciali precedenti, una selezione di prodotti a base di soia, cruciali per l’industria alimentare e zootecnica europea, e una varietà di prodotti ittici. L’inclusione di formaggi e specifici derivati lattiero-caseari, seppur con stringenti criteri di conformità agli standard europei, rappresenta un’apertura significativa, destinata a intensificare la competizione nel mercato interno. Anche i mangimi per animali domestici, un settore in costante crescita, beneficiano dell’eliminazione dei dazi.Un elemento strategico dell’accordo risiede nella liberalizzazione di fertilizzanti e alcune sostanze chimiche. Questa mossa assume un’importanza particolare nel contesto attuale, caratterizzato dalla necessità di ridurre la dipendenza dalle forniture russe, tradizionalmente un fornitore chiave per l’Europa. La diversificazione delle fonti di fertilizzanti, in particolare, si rivela essenziale per garantire la sicurezza alimentare e la stabilità dei prezzi agricoli.È fondamentale sottolineare che l’accordo non costituisce un’apertura indiscriminata a tutti i prodotti agricoli statunitensi. Una serie di beni, considerati strategicamente sensibili per l’Europa, rimangono esclusi dalla liberalizzazione. In particolare, manzo, zucchero, etanolo e pollame sono rimasti al di fuori del perimetro dell’intesa, in virtù della loro rilevanza per la filiera agroalimentare europea e delle preoccupazioni relative alla concorrenza con i produttori locali. Questa scelta riflette un approccio pragmatico volto a bilanciare i benefici del libero scambio con la necessità di tutelare gli interessi dei settori agricoli europei.L’accordo, pertanto, non è solo una questione di scambi commerciali, ma una mossa strategica con implicazioni per la sicurezza alimentare, la diversificazione economica e le relazioni geopolitiche tra Europa e Stati Uniti, aprendo un nuovo capitolo nelle loro complesse relazioni economiche. Sarà cruciale monitorare l’impatto reale dell’accordo sui mercati europei e statunitensi, e adattare le politiche commerciali di conseguenza, per massimizzare i benefici e mitigare eventuali rischi.