L’inattesa irruzione del granchio blu (Callinectes sapidus) sulle coste dell’Emilia-Romagna rappresenta un sintomo tangibile di squilibri ambientali in atto nell’Adriatico settentrionale.
L’avvistamento massiccio di questi predatori, originari delle acque subtropicali del Golfo del Messico e del Mar dei Caraibi, tra Marina di Ravenna e Lido di Spina, è un evento che, seppur inaspetato per la comunità locale, si inserisce in un quadro di alterazioni ecologiche complesse e interconnesse.
La causa principale di questo fenomeno non è casuale, ma direttamente riconducibile alla progressiva *eutrofizzazione* dell’Adriatico.
Questo processo, alimentato dall’afflusso eccessivo di nutrienti (azoto e fosforo) provenienti da fonti agricole e industriali, innesca una proliferazione algale incontrollata.
Quando queste alghe muoiono e affondano, la loro decomposizione, mediata da batteri, consuma ingenti quantità di ossigeno disciolto nelle acque profonde, creando zone ipossiche, ovvero a basso contenuto di ossigeno.
I dati raccolti dalla Struttura Oceanografica Daphne confermano l’esistenza di ampie aree ipossiche lungo il litorale romagnolo, una condizione che sta mettendo a dura prova la fauna ittica e, in questo caso, ha costretto i granchi blu a cercare rifugio in acque più superficiali e ossigenate.
La loro migrazione forzata, in particolare per le femmine in fase riproduttiva che normalmente si spostano verso il mare aperto, è una risposta di sopravvivenza a un ambiente divenuto inospitale.
L’abbondanza di cibo presente nelle zone costiere, sebbene offra un sollievo temporaneo, non elimina il problema di fondo.
La presenza massiccia di granchi blu, normalmente predatori di molluschi come le vongole, potrebbe avere impatti significativi sugli ecosistemi locali, alterando le dinamiche delle comunità bentoniche.
L’attività intensificata dei gabbiani, osservata lungo la costa, agisce da bioindicatore di questo fenomeno.
La loro presenza segnala la disponibilità di prede vulnerabili, spinte a riva dalla scarsità di ossigeno, e preannuncia potenziali ripercussioni sulla catena alimentare costiera.
La situazione potrebbe evolvere positivamente con il miglioramento delle condizioni meteo-marine, che favorirebbero un maggiore rimescolamento delle acque e un incremento dell’ossigeno disciolto.
Tuttavia, è cruciale affrontare le cause strutturali dell’eutrofizzazione, riducendo l’inquinamento da nutrienti a monte, per prevenire la ricorrenza di eventi simili e per salvaguardare la salute dell’ecosistema adriatico.
La presenza del granchio blu non è solo un’anomalia temporanea, ma un campanello d’allarme che richiede un’azione concreta e coordinata a livello regionale e nazionale.