Il futuro del vino dealcolato si configura come un crocevia cruciale per il settore vitivinicolo italiano, un segmento in rapida ascesa che necessita urgentemente di chiarezza normativa e tutela.
Martin Foradori Hofstätter, figura di riferimento nella produzione di vini dealcolati, ha recentemente acceso i riflettori su questa necessità, sottolineando l’importanza di una regolamentazione precisa che distingua nettamente i vini dealcolati da alternative meno autentiche, spesso costituite da bevande a base di mosto arricchite con aromi artificiali o altri additivi.
L’evoluzione del panorama enologico italiano ha storicamente visto il vino dealcolato al centro di un acceso dibattito, alimentato da preoccupazioni circa la sua autenticità e la sua definizione.
L’imminente entrata in vigore del decreto che ne consente la produzione rappresenta una svolta, ma non risolve la questione.
Resta imprescindibile una legislazione dettagliata che eviti confusione e protegga il consumatore da prodotti di qualità inferiore.
L’espansione del mercato del dealcolato in Italia è un dato di fatto, trainato da una crescente attenzione alla salute e da una ricerca di alternative alcoliche che non rinuncino al piacere del gusto.
Tuttavia, questa crescita non deve essere compromessa da pratiche che ne svilisciano l’immagine.
Dietro un vino dealcolato si cela l’eccellenza e la competenza di un’intera filiera vitivinicola, un patrimonio di conoscenze e tradizioni che merita di essere valorizzato e protetto.
La questione terminologica, ovvero la legittimità di utilizzare il termine “vino” per i prodotti dealcolati, è un altro punto cruciale.
Foradori Hofstätter difende con convinzione la possibilità di mantenere questa denominazione, a patto che sia accompagnata dalla precisa dicitura “dealcolato”, evidenziando che questi vini derivano, per definizione, dal vino e che non sussistono ragioni concrete per negare loro questa qualifica.
Un elemento fondamentale, a favore della tutela del vino dealcolato, è il fatto che esso beneficia delle stesse garanzie di qualità e sicurezza previste per i vini tradizionali.
Questa parità di trattamento rappresenta un vantaggio significativo per i consumatori, che possono acquistare questi prodotti con la consapevolezza di ricevere un prodotto genuino e controllato.
In conclusione, il dibattito sul vino dealcolato non è solo una questione tecnica o terminologica, ma un vero e proprio investimento nel futuro del vino italiano.
La creazione di una chiara identità normativa, l’introduzione di una menzione geografica distintiva e la valorizzazione della filiera produttiva sono passi imprescindibili per garantire la trasparenza, la qualità e la sostenibilità di questo segmento in continua evoluzione, offrendo ai consumatori un’esperienza gustativa autentica e responsabile.



