Il governo italiano sta valutando una revisione organica della normativa relativa ai dehors, le estensioni esterne di bar e ristoranti che hanno segnato il panorama urbano degli ultimi anni. Introdotte in via emergenziale nel 2020, come risposta pragmatica alle restrizioni imposte dalla pandemia di COVID-19, queste misure sono state ripetutamente prorogate, arrivando a una scadenza prevista per il 31 dicembre corrente. La necessità di una revisione più strutturata emerge da un crescente dibattito che coinvolge amministrazioni comunali, operatori del settore e cittadini.Le richieste di chiarimenti e modifiche provengono da diverse città, con particolare rilievo all’istanza avanzata dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha espresso la volontà di definire criteri più rigorosi per la gestione degli spazi esterni. La questione, lungi dall’essere un mero dettaglio amministrativo, tocca temi cruciali come la vivibilità delle città, l’accessibilità pedonale, la sicurezza stradale e l’equilibrio tra interessi economici e benessere collettivo.Le estensioni esterne, pur avendo contribuito alla ripresa del settore della ristorazione e all’adattamento alle nuove esigenze di socializzazione, hanno spesso generato problematiche legate all’occupazione del suolo pubblico, alla riduzione di aree pedonali e ciclabili, e alla percezione di un’alterazione del tessuto urbano. La necessità di una regolamentazione più precisa mira a mitigare questi effetti collaterali, garantendo al contempo la continuità di un servizio che si è dimostrato apprezzato da molti.I lavori preparatori al Consiglio dei Ministri testimoniano la complessità del dossier, che richiede un bilanciamento tra diverse esigenze e la considerazione di un quadro normativo in evoluzione. Fonti governative indicano che la struttura generale del provvedimento è stata delineata, ma permangono margini di aggiustamento su aspetti specifici. La tempistica definitiva del varo della riforma appare incerta, con la possibilità di un rinvio a una successiva riunione del Consiglio. L’obiettivo è quello di presentare una proposta che tenga conto delle istanze provenienti dai territori, che rispetti i principi di legalità e di tutela del bene comune, e che favorisca un modello di sviluppo urbano sostenibile e inclusivo. Si discute, ad esempio, della definizione di standard minimi per la larghezza dei marciapiedi, della necessità di garantire l’accessibilità per persone con disabilità, e dell’introduzione di criteri di sostenibilità ambientale per i materiali utilizzati.