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domenica 21 Settembre 2025

Olio d’oliva tunisino: volumi in crescita, ricavi in calo.

La complessa dinamica dell’export tunisino di olio d’oliva: tra volumi in crescita e pressione sui ricaviLa stagione 2024/2025 rivela un quadro contrastante per il settore dell’olio d’oliva tunisino.

Nonostante un incremento significativo dei volumi esportati – con 252.700 tonnellate nei primi dieci mesi, in crescita del 39,4% rispetto alla stagione precedente – il comparto si trova ad affrontare una riduzione dei ricavi del 29,5%.

Questo paradosso, sottolineato dai dati dell’Osservatorio Nazionale dell’Agricoltura (Onagri), evidenzia una profonda trasformazione nelle dinamiche del mercato globale dell’olio d’oliva.
La contrazione dei prezzi, con un crollo del 50,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, si configura come il fattore determinante di questa diminuzione dei ricavi.
La variabilità dei prezzi, che oscilla tra i 7,57 e i 17,22 dinari al chilogrammo (2,29-5,22 euro), a seconda della categoria merceologica, riflette la volatilità del mercato e la forte competizione internazionale.

La mancanza di una valorizzazione adeguata del prodotto, soprattutto attraverso la trasformazione e il confezionamento, accentua questa vulnerabilità.
L’analisi della tipologia di esportazione rivela una persistente prevalenza dell’olio sfuso (85,3%), una condizione che limita il potenziale di guadagno rispetto all’olio confezionato, che rappresenta solo il 14,7% del totale, seppur in leggera crescita.
La quota dell’olio extravergine, elemento di punta del prodotto tunisino, si attesta al 78,5% del volume totale, indicando la qualità riconosciuta a livello internazionale, ma anche la necessità di diversificare l’offerta con prodotti a maggiore valore aggiunto.

Geograficamente, l’Unione Europea si conferma il principale polo di destinazione (57,4%), seguita dal Nord America (27%) e dall’Africa (9,5%).

L’Italia emerge come il principale importatore (26,8%), seguita da Spagna (25,5%) e Stati Uniti (20,1%), a testimonianza di una dipendenza da mercati consolidati e potenzialmente sensibili a fluttuazioni economiche e variazioni nelle preferenze dei consumatori.

L’analisi dell’olio d’oliva biologico, un segmento in espansione con 48.900 tonnellate esportate e un valore di 664,8 milioni di dinari (201 milioni di euro), evidenzia un trend positivo, sebbene anche in questo caso la quota confezionata (6,1%) rimane limitata.
La predominanza dell’Italia come importatore (51,6%), seguita da Spagna (19,7%) e Stati Uniti (17,4%), ribadisce la centralità del mercato europeo.

In definitiva, la situazione attuale impone una riflessione strategica sull’intero ciclo produttivo, dalla gestione delle risorse idriche e dalla ricerca di varietà più resistenti alla siccità, fino alla promozione di processi di trasformazione che consentano di catturare un maggior valore aggiunto.

La diversificazione dei mercati, la valorizzazione del marchio “Tunisia” e l’investimento in tecnologie innovative, saranno cruciali per garantire la sostenibilità economica e la resilienza del settore olivicolo tunisino di fronte alle sfide globali.

La transizione verso un modello più orientato alla qualità, alla differenziazione e alla sostenibilità, appare non più un’opzione, ma una necessità imprescindibile.

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