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venerdì 26 Settembre 2025

Apicoltura a rischio: importazioni a zero dazio minacciano il miele europeo.

L’apicoltura europea si trova ad affrontare una trasformazione cruciale, con una produzione interna di circa 270.000 tonnellate che convive con importazioni significative, pari a 170.000 tonnellate.

L’entrata in vigore di nuovi accordi commerciali, in particolare con Ucraina, Messico e i paesi del Mercosur, introduce un elemento dirompente: l’istituzione di una quota di importazione a dazio zero che raggiungerà le 115.000 tonnellate.
Questa apertura commerciale, sebbene potenzialmente vantaggiosa in termini di scambio e varietà, solleva preoccupazioni fondate per il settore apistico europeo e, in particolare, per quello italiano.

La minaccia principale non risiede tanto nell’aumento dei volumi importati, quanto nella potenziale perdita di competitività derivante dall’ingresso di prodotti a prezzi inferiori, spesso caratterizzati da standard qualitativi inferiori rispetto a quelli europei.

Questa competizione sleale rischia di comprimere i margini dei produttori locali, erodere il valore della filiera apistica e, in ultima analisi, compromettere la sostenibilità economica del settore.
È imperativo, pertanto, adottare un approccio sistemico e proattivo, che vada oltre le semplici misure di controllo all’ingresso.
La risposta non può limitarsi a un’ulteriore irrigidimento delle barriere tariffarie, ma deve concentrarsi sulla valorizzazione del prodotto europeo, sulla sua chiara identificazione e su una rigorosa tutela della sua origine e qualità.

Questo implica un rafforzamento della tracciabilità lungo l’intera filiera, dall’allevamento delle api alla distribuzione finale, garantendo trasparenza e verificabilità per i consumatori.
Una normativa europea più robusta è necessaria, non solo per disciplinare i controlli e prevenire frodi, ma anche per definire parametri chiari e misurabili che caratterizzino il miele europeo, distinguendolo in modo univoco dai prodotti importati.

L’adozione di un sistema di certificazione efficace, riconosciuto a livello internazionale, potrebbe rappresentare un elemento chiave per premiare gli apicoltori che rispettano standard elevati e per informare i consumatori.
L’attenzione non deve focalizzarsi esclusivamente sulla regolamentazione del commercio.
Parallelamente, è fondamentale promuovere la ricerca e l’innovazione nel settore apistico, per migliorare le pratiche di allevamento, contrastare le malattie degli alveari e aumentare la resilienza delle api ai cambiamenti climatici.
La diversificazione delle fonti di nettare, attraverso la promozione di colture mellifere autoctone e la creazione di aree protette per le api, è altrettanto cruciale.

La questione dell’uso dei fitofarmaci rappresenta un ulteriore nodo complesso.
Sebbene sia innegabile l’impatto negativo di alcuni pesticidi sulla salute degli alveari, la transizione verso un’agricoltura completamente priva di prodotti chimici richiede un approccio ponderato, che tenga conto delle esigenze di produzione alimentare e della sicurezza alimentare globale.
È necessario incentivare l’adozione di pratiche agricole sostenibili, che riducano l’uso di fitofarmaci e promuovano la biodiversità, attraverso un dialogo costruttivo tra agricoltori, apicoltori e istituzioni.
L’impegno del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, attraverso la figura del Ministro Lollobrigida, nel difendere la qualità dei prodotti italiani contro le importazioni contraffatte o adulterate, è un segnale positivo, che dimostra la volontà politica di tutelare il patrimonio apistico nazionale.
Tuttavia, la sfida è complessa e richiede uno sforzo congiunto di tutti gli attori coinvolti, dalle associazioni di categoria alle istituzioni europee, per garantire un futuro sostenibile e prospero per il settore apistico europeo.

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