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mercoledì 10 Settembre 2025

Cinghiali in Emilia-Romagna: caccia anticipata per fermare la PSA

L’Emilia-Romagna accelera le strategie di gestione della popolazione di cinghiale, introducendo un’anticipazione di un mese all’inizio della stagione venatoria in ventitrè distretti situati nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena. Questa decisione, operativa a partire dal 1° settembre, si inserisce in un quadro più ampio di misure volte a contrastare la diffusione della Peste suina africana (PSA), una malattia virale ad altissima pericolosità che minaccia il suinicolo regionale e nazionale.La misura, recepita tramite un’ordinanza del Commissario Straordinario nazionale Giovanni Filippini del 4 agosto, mira a intensificare il controllo della specie, concentrando gli sforzi nelle aree di confine con quelle già colpite, con l’obiettivo di creare una barriera protettiva per le zone ancora libere dal virus. La PSA rappresenta una seria minaccia non solo per la salute degli animali, ma anche per l’economia regionale, con impatti potenzialmente devastanti su una filiera che incarna un patrimonio di eccellenze alimentari.L’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, sottolinea la tempestività dell’intervento, frutto di un’organizzazione capillare e rapida. Questa prontezza operativa testimonia l’impegno concreto dell’amministrazione regionale nella gestione di un’emergenza complessa che coinvolge la sicurezza sanitaria del settore suinicolo e la salvaguardia di produzioni agroalimentari di inestimabile valore strategico.La filiera suinicola emiliano-romagnola costituisce un pilastro fondamentale dell’economia regionale, con un indotto alla produzione che supera il miliardo e trecento milioni di euro. A trainare questo settore è, in particolare, la produzione di Prosciutto di Parma, che incide con oltre novecento milioni di euro, generando un valore al consumo che si avvicina ai cinque miliardi e contribuendo significativamente alle esportazioni, che superano i seicento milioni di euro. Questa catena del valore non è soltanto un indicatore economico, ma anche un elemento identitario e culturale profondamente radicato nel territorio.Negli ultimi tre anni, l’intensificazione delle attività di controllo ha portato ad un aumento del 45% dei prelievi di cinghiale, accompagnato da una significativa riduzione dei danni alle coltivazioni agricole, diminuiti di circa il 75%. L’introduzione della caccia collettiva nei distretti interessati, in aggiunta alle attività di prelievo selettivo già in atto, rappresenta un ulteriore passo avanti nella strategia di gestione della popolazione di cinghiale, integrando un approccio di controllo più attivo e mirato. L’obiettivo non è solo la riduzione del numero di esemplari, ma anche la modifica delle dinamiche di popolazione e la limitazione dei contatti tra gli animali, fondamentali per la prevenzione della trasmissione della PSA. La gestione della fauna selvatica in questo contesto richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga veterinari, biologi, agronomi e cacciatori, in un’ottica di sostenibilità e di tutela del territorio.

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