Nuove Complessità nell’Applicazione dell’Accordo Commerciale UE-USA e l’Impatto sulle Dop ItalianeUn’incongruenza nell’applicazione dell’accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti sta generando nuove tensioni e potenziali ripercussioni economiche per il settore caseario italiano, in particolare per le denominazioni di origine protetta (DOP) Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Le dogane portuali di New York e del New Jersey avrebbero applicato un dazio aggiuntivo, innescando un’immediata reazione del Ministero degli Esteri italiano e sollevando interrogativi sull’effettiva corretta interpretazione e implementazione dell’accordo.L’accordo in questione, nato da una lunga negoziazione, mirava a semplificare le tariffe e a uniformare le imposte sulle importazioni di formaggi a pasta dura. Inizialmente, sia il Grana Padano che il Parmigiano Reggiano beneficiavano di un dazio del 15%. Tale percentuale era destinata ad aumentare gradualmente, raggiungendo il 25% nell’aprile del 2025. Tuttavia, un’importante modifica, entrata in vigore il 7 agosto 2025, ha ridotto il dazio americano sul Parmigiano Reggiano al 15%, in un’ottica di armonizzazione delle politiche commerciali.Il problema attuale deriverebbe da una meccanismo complesso che regola l’accesso al mercato statunitense. L’accordo prevede una quota di importazione agevolata con un dazio del 15%, al di là della quale viene applicato un dazio fisso per chilogrammo, attualmente fissato a circa 2,2 dollari. Questa doppia imposizione, apparentemente non prevista dall’intesa, sta generando un onere finanziario inatteso per gli esportatori italiani.L’intervento del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, attraverso l’attivazione della Task Force Dazi della Farnesina, testimonia la gravità della situazione e l’impegno del governo italiano a tutelare le produzioni agroalimentari nazionali. La Farnesina ha immediatamente attivato contatti con l’ambasciata statunitense a Roma, la direzione generale Commercio della Commissione Europea e l’ambasciata italiana a Washington, per sollecitare un chiarimento e una corretta applicazione dell’accordo.I Consorzi Tutela del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano hanno espresso forte preoccupazione per l’applicazione di un dazio aggiuntivo del 15%, che raddoppierebbe di fatto l’imposta prevista. Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, ha ringraziato il Ministero degli Esteri per l’intervento, sottolineando l’importanza di rispettare l’accordo “all-inclusive” al 15%. Simile è stata la reazione del Consorzio Tutela Grana Padano, che, attraverso il direttore generale Stefano Berni, ha evidenziato come l’applicazione congiunta del dazio fisso e della percentuale aggiuntiva porterebbe il costo complessivo a livelli insostenibili, pari a quasi il 30% del valore del prodotto.Secondo i documenti in possesso del Consorzio Grana Padano, l’accordo prevede l’applicazione di una sola delle due tariffe, quella meno vantaggiosa per l’importatore. L’applicazione di entrambe, come sta accadendo, penalizzerebbe in modo significativo il settore, soprattutto considerando che oltre il 35% delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, pari a circa 200.000 forme da 39/40 kg, avviene al di fuori delle licenze di importazione.La situazione attuale pone una sfida diplomatica cruciale, richiedendo un intervento rapido ed efficace da parte dell’Italia e dell’Unione Europea per dirimere l’equivoco e garantire che le produzioni agroalimentari italiane possano continuare a competere in modo equo sul mercato statunitense. La tutela di queste eccellenze rappresenta non solo un interesse economico, ma anche un elemento identitario e culturale di fondamentale importanza per il nostro Paese.