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mercoledì 10 Settembre 2025

Record di olio a Marchi: un’annata da incanto sfida le attese.

Il paesaggio olivicolo marchigiano ha vissuto un anno solare inatteso, segnato da una produzione di olio d’oliva che ha sfidato le aspettative e superato di gran lunga le medie pluriennali. La campagna 2024-2025 ha generato un raccolto di 4.320 tonnellate, un dato che raddoppia quasi triplica i 1.452 della precedente annata e si discosta significativamente dai 3.005 tonnellate registrate come media tra il 2020 e il 2023. Questa eccezionale performance, documentata da una ricerca dell’Agenzia Logos per conto di Cia Marche basata su dati Ismea-Agea, coinvolge una rete di 155 frantoi che hanno lavorato oltre 40,8 milioni di chili di olive, ottenendo una resa media dell’11%, un indicatore che riflette la qualità intrinseca delle materie prime e l’efficienza dei processi di estrazione.La provincia di Macerata si è distinta come leader nella produzione, raggiungendo 1,1 milione di chili di olio, seguita da Ancona (966 mila), Fermo (861 mila), Ascoli Piceno (850 mila) – che si è tuttavia contraddistinta per una resa del 12%, testimoniando una particolare efficienza nella coltivazione – e Pesaro Urbino (514 mila).Mauro Moreschini, direttore di Cia Ascoli-Fermo-Macerata, sottolinea come questo risultato non si limiti alla pura quantità, ma si traduca anche in una qualità superiore, un elemento cruciale per il posizionamento del prodotto sui mercati internazionali. Tuttavia, l’orizzonte del 2025 si prospetta complesso, con l’emergenza di patogeni come la mosca olearia che minacciano i raccolti e una pressione al ribasso sui prezzi dovuta alla concorrenza di prodotti esteri e all’incremento dei costi di produzione, fattori che richiedono una gestione oculata e strategica.Il successo marchigiano si inserisce in un contesto nazionale che presenta luci e ombre. La produzione nazionale di olio d’oliva è scesa sotto le 250.000 tonnellate, registrando un calo del 24% rispetto al 2023. Questa diminuzione è particolarmente marcata nel Sud Italia, mentre il Centro-Nord mostra segnali di ripresa, sebbene a livelli inferiori rispetto al passato.Sul fronte dei mercati, il crollo dei prezzi internazionali dell’olio d’oliva – in particolare l’extravergine spagnolo, precipitato da 9 a 3,6 euro/kg – ha trascinato al ribasso anche Grecia e Tunisia. L’Italia, invece, ha mantenuto una maggiore resilienza, con l’olio extravergine che si è mantenuto sopra i 9 euro/kg grazie alla scarsità di prodotto e alla reputazione legata alla qualità.Giacomo Senzacqua, agricoltore esperto, attribuisce l’eccezionale annata a una combinazione favorevole di fattori: una fioritura abbondante, una buona allegagione e condizioni fitosanitarie ottimali. Tuttavia, prevede una produzione inferiore nel 2025, con forti differenze geografiche che richiederanno un’attenta analisi e adattamento delle strategie colturali. La sfida futura per l’olivicoltura marchigiana risiede nella capacità di conciliare l’eccellenza produttiva con la sostenibilità economica e ambientale, preservando la qualità del prodotto e valorizzando il territorio.

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