Il riso, coltura pilastro dell’agricoltura italiana, si distingue per un’integrazione virtuosa con gli strumenti di assicurazione, segnando un approccio proattivo nella gestione del rischio aziendale. I dati relativi alla campagna 2024 testimoniano questa tendenza: con un valore assicurato che supera i 653 milioni di euro, incrementato del 10,4% rispetto all’anno precedente, il settore risicolo emerge come uno dei più tutelati, posizionandosi al vertice dei seminativi e al terzo posto nel panorama assicurativo nazionale, dopo uva da vino e pomodoro da industria. Questa adesione diffusa riflette una crescente consapevolezza dei risicoltori di fronte alla volatilità climatica e una forte propensione all’utilizzo di polizze agevolate, strumento essenziale per garantire la sostenibilità delle attività produttive.La concentrazione geografica delle polizze agevolate rivela una chiara focalizzazione sulle aree del Nord Italia, in particolare nella Pianura Padana, dove Piemonte e Lombardia detengono rispettivamente il 55,6% e il 40,8% dei valori assicurati. Tale distribuzione geografica è coerente con la rilevanza storica e produttiva di queste regioni nella coltivazione del riso.L’aumento delle superfici assicurate, che hanno raggiunto quasi 175.000 ettari (+6,2% rispetto al 2023), sottolinea l’importanza crescente della protezione assicurativa per le aziende risicole. Il dato medio di 68,1 ettari assicurati per azienda, significativamente superiore alla media nazionale, suggerisce un processo di consolidamento e specializzazione delle aziende agricole, con una diminuzione del numero di aziende assicurate (2.567 nel 2024, contro le 2.618 del 2023), indicativo di un accorpamento fondiario in atto. I premi assicurativi, pari a 34,2 milioni di euro, si traducono in una tariffa media del 5,24%, un costo contenuto se contestualizzato con i benefici offerti dalla protezione assicurativa.Un elemento distintivo è la pressoché totale adesione al “Pacchetto C”, che offre tutela contro avversità climatiche ricorrenti come grandine, eccesso di piogge e venti forti. Questa scelta strategica evidenzia la focalizzazione sulle minacce più comuni e impattanti per la coltura del riso, offrendo una copertura ampia e mirata.L’innovazione tecnologica supporta sempre più la gestione del rischio. Il progetto pilota “Catastrophic events vulnerability index” (CEVI), sviluppato da Ismea, rappresenta un passo avanti significativo. L’indice, in procinto di essere pubblicato, utilizzerà dati meteoclimatici e produttivi per valutare la vulnerabilità comunale agli eventi climatici estremi, consentendo una pianificazione più precisa e interventi mirati. Questa capacità di misurazione e previsione rafforzerà ulteriormente la resilienza del settore risicolo.Come sottolineato da Livio Proietti e Sergio Marchi, rispettivamente presidente e direttore generale di Ismea, il riso incarna un modello di sviluppo agricolo sostenibile, in cui gli strumenti assicurativi svolgono un ruolo cruciale per mitigare i rischi climatici e garantire la continuità delle attività aziendali. La combinazione di una solida cultura assicurativa, di innovazione tecnologica e di politiche di supporto pubblico consolida il settore risicolo come esempio di resilienza e adattamento in un contesto climatico in continua evoluzione.