L’annata vitivinicola 2024 si presenta come un mosaico di scenari regionali, segnata da un’accelerazione generale della maturazione delle uve, ma con disparità significative che dipendono dalla microclima e dalle pratiche agronomiche adottate. L’Accademia Italiana della Vite e del Vino, attraverso una rete capillare di ricercatori e agronomi, ha tracciato un quadro complesso, delineando un quadro generale positivo per la qualità, sebbene con previsioni di quantità variabili.La tendenza all’anticipo è particolarmente marcata al Sud e nelle isole, dove si registrano aumenti stimati fino al 20% della produzione, un risultato attribuibile a temperature elevate e precipitazioni distribuite in modo favorevole. Al contrario, le regioni del Centro-Nord mostrano un quadro più contrastante, con stime di cali produttivi che oscillano tra il 10% e il 20%, fenomeno collegato a stress idrici in alcune aree e a un’alternanza di ondate di calore e periodi di piogge intense.Nel dettaglio, il Nord-Est rivela un quadro differenziato. In Veneto, la raccolta delle varietà precoci dovrebbe iniziare a fine agosto, con previsioni di resa leggermente superiore e qualità elevata. Il Friuli-Venezia Giulia ha subito un germogliamento anticipato in alcune varietà chiave come il Merlot e la Ribolla, mentre la Glera sta tentando di recuperare terreno. In Trentino-Alto Adige, l’equilibrio tra crescita vegetativa e condizioni climatiche ha favorito uno stato di salute ottimale delle viti, contenendo l’incidenza di malattie fungine come peronospora e oidio, sebbene la botrite, favorita dall’umidità di luglio, richieda un attento monitoraggio. Una leggera crescita, stimata tra il 2 e il 3%, è prevista rispetto all’anno precedente.Il Piemonte, la Lombardia e la Liguria presentano un anticipo di circa dieci giorni nella vendemmia, accompagnato da una riduzione stimata tra il 10 e il 15%. Le regioni centrali, come le Marche, l’Emilia-Romagna e l’Abruzzo, mostrano una buona capacità produttiva, con incrementi significativi per vitigni autoctoni come il Lambrusco, il Trebbiano romagnolo e toscano (Bianchello), il Verdicchio e il Montepulciano, con variazioni che vanno dal +5% al +15%. In Toscana, si prevede una resa inferiore per il Sangiovese rispetto al 2023, mentre altre varietà potrebbero beneficiare di una raccolta precoce. Anche in Umbria e Lazio si attende un lieve calo delle quantità.Il Sud Italia e le isole, come Puglia, Basilicata e Calabria, si distinguono per un andamento climatico particolarmente favorevole, che fa presagire un aumento della produzione stimato fino al 20%. La Sicilia occidentale registra una lieve crescita della produzione, mentre l’area dell’Etna, purtroppo, soffre gli effetti di peronospora e oidio, con perdite che possono raggiungere il 35%, una vendemmia ritardata e una riduzione complessiva del 20%. Infine, la Sardegna, soprattutto nelle zone dell’Ogliastra, del Sulcis e nella parte meridionale dell’isola, mostra un incremento del 5% rispetto alla media triennale, con uve di qualità che variano dal buono all’ottimo. La gestione integrata e le pratiche agronomiche mirate si rivelano quindi cruciali per mitigare gli effetti delle condizioni climatiche estreme e per preservare la qualità del prodotto finale. L’ultima parola, inevitabilmente, spetta all’evoluzione delle condizioni climatiche nei prossimi giorni, fattori determinanti per il destino dell’annata.