“La Regola del Silenzio” di Oscar Farinetti, pubblicato da Bompiani, non è semplicemente un romanzo d’esordio, ma un’immersione profonda nell’essenza dell’imprenditorialità, dell’amicizia e del trauma, filtrata attraverso la lente acuta e inusuale del silenzio imposto. Farinetti, figura nota per la sua visione nel panorama enogastronomico con Eataly, abbandona i saggi e le analisi economiche (“Sette mosse per l’Italia”, “Mangia con il pane”, “Ricordiamoci il futuro”) per affrontare una narrazione complessa che sfiora il thriller psicologico, preannunciata per una presentazione al Festival pordenonelegge nel 2025.Il romanzo si radica in un evento traumatico che irrompe nella vita di Ugo Giramondi, un bambino legato indissolubilmente al nonno, figura paterna e motore dell’attività di famiglia, una ferramenta storica. La morte improvvisa del nonno, un evento scioccante vissuto in prima persona, infrange l’equilibrio del bambino, imprimendo un sigillo di silenzio che ne condiziona l’esistenza. La perdita della parola non è una mera menomazione, ma un catalizzatore che stimola l’acutezza sensoriale e la capacità di osservazione di Ugo. La sua incapacità di esprimersi verbalmente affina la sua percezione del mondo, trasformandolo in un attore silenzioso, un testimone privilegiato della realtà che lo circonda.La narrazione si articola in tre fasi cruciali, ognuna delle quali contribuisce a delineare il percorso di crescita e di sofferenza di Ugo. La prima, incentrata sull’infanzia e l’adolescenza, esplora le dinamiche familiari, l’importanza dell’amicizia e la scoperta di sé. Il silenzio di Ugo crea un’aura di mistero, attirando l’attenzione e la compassione dei suoi coetanei, che si stringono attorno a lui formando un legame indissolubile. Questa comunità di amici rappresenta un baluardo contro l’isolamento, un rifugio sicuro in cui Ugo può elaborare il suo trauma.La seconda fase si concentra sull’esperienza giudiziaria, un incubo che sconvolge la vita di Ugo e dei suoi amici. Un evento tragico, una scoperta macabra, lo coinvolge in una spirale di sospetti e accuse. La sua innocenza viene messa a dura prova, mentre la sua incapacità di parlare diventa un ostacolo insormontabile per dimostrare la sua estraneità ai fatti. Il processo si trasforma in un’aula di tribunale in cui il silenzio di Ugo viene interpretato come colpevolezza.La terza sezione, ambientata nel contesto claustrofobico del carcere, analizza le conseguenze della condanna ingiusta e la lotta per la redenzione. L’esperienza carceraria mette a nudo la fragilità del sistema giudiziario e la difficoltà di distinguere la verità dalla menzogna. Il silenzio di Ugo, costantemente interpretato in modo errato, diventa un simbolo di ingiusta accusa. Il romanzo, pertanto, non è solo la storia di un giovane uomo privato della parola, ma anche una riflessione profonda sulla giustizia, l’amicizia, il potere del silenzio e la resilienza dell’animo umano.