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mercoledì 10 Settembre 2025

Biodiversità a rischio: l’emergenza dei viticoltori italiani

La crisi che affligge il mercato vinicolo globale, esacerbata dall’imposizione di nuovi dazi americani, solleva una preoccupazione profonda e urgente: la potenziale erosione della biodiversità viticola italiana e la conseguente deperibilità di intere economie locali radicate in territori marginali. Questa emergenza non può essere affrontata con soluzioni superficiali o limitate a salvaguardare solamente le grandi aziende esportatrici.Gianluca Carraro, presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, lancia un campanello d’allarme che va oltre la mera contabilità commerciale. La discussione pubblica si è focalizzata eccessivamente sulle difficoltà del settore, trascurando la condizione precaria dei viticoltori, anello cruciale ma spesso vulnerabile della filiera. In particolare, la viticoltura tradizionale, legata a territori collinari e montani, si trova a fronteggiare costi di produzione intrinsecamente alti, spesso non compensati dalla vendita delle uve, e una scarsa possibilità di ricorrere alla meccanizzazione, limitando drasticamente l’ottimizzazione dei costi.Un crollo dei prezzi delle uve, innescato da un calo delle vendite dovuto alle nuove barriere commerciali, potrebbe innescare una spirale negativa: i ricavi scenderebbero al di sotto della soglia di sostenibilità economica, compromettendo non solo la sopravvivenza dei viticoltori, ma anche la stessa continuità delle coltivazioni. L’abbandono dei vigneti, conseguenza diretta di questo scenario, innescherebbe un danno ambientale incalcolabile. Non si tratterebbe solo di perdita di paesaggio, ma di una drammatica riduzione della biodiversità viticola, con la scomparsa di vitigni autoctoni, custodi di un patrimonio genetico millenario, e di un’alterazione dell’equilibrio ecologico dei territori.Il valore intrinseco della viticoltura tradizionale è particolarmente evidente in aree come i Colli Euganei, un’area di eccellenza riconosciuta a livello internazionale come Parco Regionale e Riserva della Biosfera MAB UNESCO. In questi contesti, i viticoltori svolgono un ruolo attivo nella prevenzione del dissesto idrogeologico, consolidando i pendii e contribuendo a mantenere la stabilità del territorio. I vigneti, incastonati nel paesaggio, rappresentano un habitat fondamentale per numerose specie vegetali e animali, preservando la ricchezza della biodiversità locale e custodendo varietà uniche come il Serprino, il Pinello e il Moscato Fior d’Arancio, vitigni che incarnano un’eredità culturale e agronomica insostituibile.La sfida, quindi, non è solo economica, ma anche culturale e ambientale. È imperativo che il Governo e la Commissione Europea, nell’adottare misure di sostegno alla filiera vitivinicola, riconoscano la specificità dei viticoltori che operano in contesti ambientali fragili e di pregio. Un intervento mirato deve andare oltre il mero sostegno all’export, destinando risorse a chi coltiva la terra con passione e dedizione, in aree dove la viticoltura rappresenta un elemento imprescindibile dell’identità locale e un fattore cruciale per la salvaguardia del territorio. La preservazione di queste viticolture marginali non è semplicemente una questione di sopravvivenza economica, ma un investimento nel patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese, un atto di responsabilità verso le generazioni future. È un valore intrinseco, al di là della quantità di prodotto destinato ai mercati internazionali.

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