La crescente consapevolezza globale sulle perdite e gli sprechi alimentari, culminata nell’istituzione della Giornata Internazionale del 29 settembre da parte delle Nazioni Unite, impone una riflessione profonda e un’azione concreta.
Lungi dall’essere una semplice questione di gestione dei rifiuti, il fenomeno si configura come una sfida complessa che intreccia aspetti economici, ambientali, etici e sociali.
Gli esperti del Reparto Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), guidati da Laura Rossi, ne offrono un’analisi dettagliata, evidenziando l’urgenza di un cambiamento radicale nei comportamenti di tutti gli attori della filiera alimentare.
Il problema non si limita al cibo che finisce nella spazzatura domestica.
Si estende a tutte le fasi del ciclo di produzione, dalla coltivazione alla trasformazione, dalla distribuzione al consumo, includendo perdite significative dovute a pratiche agricole inefficienti, standard estetici eccessivamente stringenti che scartano prodotti perfettamente commestibili, problemi di stoccaggio e trasporto, imballaggi inadeguati e gestione inadeguata delle scorte nei punti vendita.
Ogni fase presenta criticità specifiche che contribuiscono a un impatto ambientale gravissimo: spreco di risorse idriche e di suolo, emissioni di gas serra dovute al trasporto e alla decomposizione dei rifiuti organici, perdita di biodiversità legata alla produzione di cibo che non verrà consumato.
Contrastare questo fenomeno complesso richiede un approccio multidisciplinare e un impegno diffuso.
Non è sufficiente un decalogo di consigli, sebbene questi siano utili come punto di partenza.
È necessario un ripensamento sistemico che coinvolga produttori, distributori, rivenditori, consumatori e decisori politici.
I produttori possono adottare tecniche agricole più sostenibili, ridurre le perdite durante la raccolta e il trasporto, e collaborare con le cooperative per valorizzare i prodotti “imperfetti”.
I distributori e i rivenditori possono migliorare la gestione delle scorte, offrire prodotti a breve termine a prezzi ridotti, e promuovere campagne di sensibilizzazione.
I consumatori, a loro volta, giocano un ruolo cruciale.
La pianificazione degli acquisti, basata su una reale necessità e non su impulsi o offerte ingannevoli, è il primo passo.
La comprensione delle etichette, per distinguere tra “da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro”, evita sprechi dovuti a interpretazioni errate.
La creatività in cucina, trasformando avanzi e scarti in nuovi piatti gustosi, riduce drasticamente la quantità di cibo gettato.
La conservazione adeguata degli alimenti, attraverso tecniche come il congelamento e la fermentazione, prolunga la loro deperibilità.
Infine, un aspetto fondamentale è la riduzione del “food waste” a livello legislativo e politico.
Incentivi per le aziende che adottano pratiche sostenibili, agevolazioni fiscali per le organizzazioni che recuperano gli alimenti invenduti e li distribuiscono ai bisognosi, campagne di sensibilizzazione su larga scala, e l’introduzione di una maggiore trasparenza nella filiera alimentare sono tutte misure necessarie per affrontare questa sfida globale.
La Giornata Internazionale sulla Consapevolezza delle Perdite e degli Sprechi Alimentari non è solo un momento di riflessione, ma un appello all’azione, un’opportunità per costruire un futuro alimentare più equo, sostenibile e rispettoso dell’ambiente.