L’aria vibrante di attesa e la suggestiva cornice abruzzese hanno fatto da preludio a un’edizione particolarmente significativa del Festival delle Città del Medioevo. L’apertura, affidata all’imprenditore Oscar Farinetti, ha segnato l’inizio di una riflessione inedita, un percorso che intende svelare le complesse relazioni tra l’alimentazione e l’evoluzione urbana nel cuore del Medioevo. La rassegna, giunta alla sua terza iterazione, si propone di superare le rappresentazioni convenzionali dell’epoca, offrendo una prospettiva innovativa e stimolante per il pubblico.L’evento inaugurale, arricchito dalla vibrante esibizione degli sbandieratori, ha dato vita a un dialogo interdisciplinare tra Farinetti e il rinomato medievalista Duccio Balestracci, figura di spicco dell’Università di Siena. Moderato dal giornalista Mario Prignano, il confronto ha trascendevuto i confini disciplinari, accendendo una discussione che ha illuminato le radici profonde del nostro presente.Il rettore dell’Università dell’Aquila, Edoardo Alesse, ha sottolineato l’importanza di un evento che coniuga rigore scientifico e accessibilità divulgativa, evidenziando come il cibo rappresenti un potente vettore di interesse sociale e culturale. L’auspicio è che l’iniziativa possa risvegliare negli aquilani un rinnovato senso di appartenenza, un legame tangibile con le proprie origini e con il ricco patrimonio culturale del territorio.Farinetti, con la sua eloquenza pungente e il suo approccio diretto, ha posto il cibo al centro di una visione antropologica della civiltà. Non un semplice complemento alla vita, ma la sua linfa vitale, il suo fondamento stesso. “Il cibo non è solo parte della storia, *è* la storia,” ha affermato con enfasi. Afferma che l’atto primario dell’esistenza umana è nutrirsi: è il motore che ha permesso alla specie di evolversi, di prosperare, di costruire. Un’affermazione che rimanda alla fisiologia più elementare, ma che trascende la mera sopravvivenza, toccando le corde profonde della nostra identità culturale e sociale. La sua prospettiva, che include riposo e amore come pilastri fondamentali dell’esistenza umana, suggerisce una visione olistica e profondamente legata ai ritmi naturali e alle necessità primarie. Questa interconnessione tra alimentazione, riposo e relazioni affettive si rivela un elemento cruciale per comprendere la tenuta e l’evoluzione delle civiltà, un tema che il Festival si propone di approfondire nelle sue successive sessioni. Il dibattito si preannuncia come un’occasione unica per reinterpretare il Medioevo non solo come un’epoca di contrasti, ma anche come un laboratorio di sperimentazione culturale e gastronomica, le cui eredità continuano a influenzare il nostro modo di vivere e di concepire il mondo.