Il calendario della pesca professionale in Italia subisce un’importante riorganizzazione a partire dall’1° ottobre.
Mentre le operazioni di pesca riprendono con regolarità in tutto il Mare Adriatico, dopo il periodo di sospensione che aveva interessato la regione tra luglio e agosto, un fermo pesca obbligatorio si estende ora su una vasta area del Tirreno, dello Ionio e delle isole minori.
L’iniziativa, resa nota da Coldiretti Pesca, è parte integrante del più ampio piano di gestione sostenibile delle risorse ittiche, sancito da una legislazione volta a tutelare gli ecosistemi marini e a garantire la resilienza delle comunità di pescatori nel lungo termine.
Il periodo di fermo, esteso per l’intero mese di ottobre, fino al 30, si applica in modo uniforme a tutte le attività di pesca a strascico, una tecnica particolarmente impattante sugli habitat bentonici e sulle catene alimentari marine.
Questa decisione, seppur temporanea, riflette una crescente consapevolezza della necessità di preservare la biodiversità marina e favorire la rigenerazione degli stock ittici.
La pesca a strascico, infatti, pur essendo fondamentale per l’approvvigionamento alimentare e per l’economia locale, può causare danni significativi agli ecosistemi, alterando la struttura dei fondali, distruggendo le barriere coralline e catturando specie non bersaglio, con conseguenze negative per l’intero equilibrio del mare.
Il fermo biologico rappresenta quindi uno strumento essenziale per offrire un periodo di riposo agli stock ittici, consentendo loro di riprodursi e di rigenerarsi, contribuendo a garantire la continuità delle attività di pesca anche in futuro.
Allo stesso tempo, il divieto temporaneo impone una riflessione più ampia sulle pratiche di pesca, stimolando la ricerca di alternative più selettive e meno invasive, in linea con i principi della pesca sostenibile.
L’Adriatico, con la ripresa delle attività, dovrà inoltre confrontarsi con un monitoraggio più accurato e con l’implementazione di misure volte a ridurre l’impatto ambientale delle operazioni di pesca, nel rispetto delle normative europee e degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
La sfida è quella di conciliare le esigenze economiche delle comunità di pescatori con la tutela dell’ambiente marino, garantendo un futuro prospero per entrambi.
La collaborazione tra istituzioni, pescatori, ricercatori e associazioni di categoria si rivela, in questo contesto, cruciale per trovare soluzioni innovative e durature.



