La presenza invasiva del granchio blu (Callinectes sapidus), un crostaceo originario delle acque tropicali e subtropicali del Nord America, rappresenta una sfida complessa e multifattoriale per l’acquacoltura italiana.
Lungi dall’essere un mero problema ambientale, l’espansione di questa specie aliena ha generato un danno economico stimato in oltre 200 milioni di euro, considerando l’impatto sulla produzione di vongole e sulla filiera ittica ad essa collegata.
Nel 2024, la quantità di granchi blu catturati in Veneto ha raggiunto le 1.894 tonnellate, un dato che sottolinea la gravità della situazione.
Tuttavia, solo una frazione, pari al 38%, di questo quantitativo è stata commercializzata per il consumo umano.
Questa discrepanza apre la strada a soluzioni innovative per la valorizzazione di una risorsa altrimenti destinata allo scarto, come dimostra l’iniziativa promossa da Confcooperative Fedagripesca, in collaborazione con il Consorzio Pescatori del Polesine, attraverso il progetto “Fil blu”.
“Fil blu” incarna un approccio virtuoso che trasforma un’emergenza in un’opportunità.
Il fulcro dell’iniziativa è una tecnologia all’avanguardia che permette di trasformare il granchio blu in farina proteica di elevata qualità.
Questa farina viene poi impiegata nella produzione di una linea esclusiva di paté umido per gatti, un prodotto studiato per soddisfare le esigenze nutrizionali e gustative di questi animali particolarmente esigenti, veri e propri “ambasciatori” del successo del prodotto.
La scelta di concentrarsi sui gatti, piuttosto che sui cani, riflette una profonda comprensione del mercato e delle preferenze dei consumatori.
Parallelamente all’innovazione interna, il Consorzio del Polesine ha attivato un ambizioso progetto di esportazione verso Sri Lanka e Messico, in collaborazione con Taprobane Seafood, una multinazionale srilankese.
Questa partnership strategica non solo diversifica i mercati di sbocco, ma contribuisce anche a sostenere l’occupazione e a promuovere l’immagine del “Made in Italy” a livello internazionale.
La problematica del granchio blu non è circoscritta al Veneto.
In Toscana, ad esempio, i pescatori di Orbetello stanno collaborando con omologhi francesi per sviluppare strategie condivise di contrasto all’invasione.
La situazione è particolarmente critica, poiché per ogni pesce catturato, si stimano fino a 40 esemplari di granchi blu, che possono raggiungere profondità considerevoli, compromettendo la sostenibilità della pesca tradizionale.
La collaborazione transfrontaliera rappresenta un passo cruciale per affrontare una sfida che trascende i confini nazionali, richiedendo un approccio coordinato e la condivisione di conoscenze e risorse.
L’estrazione di valore da una specie invasiva, come il granchio blu, non è solo un imperativo economico, ma anche un esempio di resilienza e ingegno umano di fronte a un problema ambientale complesso.



