Siamo di fronte a un’era di transizione profonda, un punto di svolta storico che, a differenza di eventi passati come la Rivoluzione Francese, percepiamo con piena coscienza.
La convocazione degli Stati Generali del 1789, evento che innescò un cambiamento radicale e inatteso, ci offre una lezione cruciale: la storia raramente segue traiettorie prevedibili, e i movimenti epocali possono germogliare da contesti apparentemente stabili.
L’analisi storica, come evidenziato in numerosi studi, confuta l’idea di una rivoluzione pianificata e premeditata, smentendo la narrazione di un’élite di rivoluzionari che avrebbero orchestrato il cambiamento.
Riflettendo sull’attuale scenario, e durante l’apertura degli Stati Generali dell’Agricoltura Alpina, un forum di confronto tra istituzioni europee, nazionali, regionali e operatori agricoli, la consapevolezza di questa transizione è palpabile.
L’analogia con gli Stati Generali del 1789, pur con le dovute differenze, stimola a un’attenta riflessione sui potenziali rischi di derive estreme, evitando – con un sorriso di cautela – il rischio di una radicalizzazione incontrollata, come tragicamente accadde con la ghigliottina.
Un ringraziamento doveroso è rivolto a tutti coloro che, con impegno e visione, contribuiscono a questo processo di rinnovamento.
L’agricoltura alpina, intrisa di valori e saperi ancestrali, rappresenta un pilastro fondante dell’identità culturale e dell’economia della Valle d’Aosta, ma il suo ruolo trascende la mera produzione di beni.
Essa è il cuore pulsante che anima le montagne, custode di un paesaggio fragile e prezioso, custode di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.
L’imminente revisione della Politica Agricola Comune (PAC) impone una profonda riflessione, un ripensamento strutturale per affrontare le sfide complesse che si profilano all’orizzonte.
Queste sfide non si limitano alla semplice questione della competitività economica, ma abbracciano la sostenibilità ambientale, la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e la garanzia della sicurezza alimentare.
È necessario un approccio olistico che integri l’innovazione tecnologica con la preservazione del patrimonio culturale, promuovendo pratiche agricole resilienti e a basso impatto ambientale.
L’agricoltura del futuro dovrà essere in grado di conciliare le esigenze di produzione con la tutela della biodiversità, la valorizzazione dei prodotti locali e il mantenimento di un equilibrio armonioso tra l’uomo e l’ambiente montano.
La sfida è titanica, ma il potenziale di trasformazione è immenso.



