La recente comunicazione del Ministero della Salute, volta a delineare nuove linee guida per la produzione e commercializzazione di formaggi a latte crudo, ha sollevato profonde preoccupazioni all’interno del settore agroecologico italiano.
L’Associazione Italiana di Agroecologia (AIDA), affiancata da un ampio coro di 22 associazioni firmatarie, ha espresso formalmente al Ministero della Salute e all’organo competente dell’Agricoltura la necessità urgente di un dialogo costruttivo e di una revisione delle suddette disposizioni.
Le nuove linee guida, nella loro formulazione attuale, rischiano di compromettere irrimediabilmente la vitalità economica di numerose aziende agricole, in particolare quelle di dimensioni ridotte, spesso radicate in territori marginali e montani.
Queste realtà produttive, custodi di saperi ancestrali e modelli di allevamento etici, svolgono un ruolo cruciale nella salvaguardia del paesaggio rurale, nella tutela della biodiversità e nel mantenimento di una filiera alimentare corta e trasparente.
La loro scomparsa, conseguenza di una regolamentazione eccessivamente rigida e difficilmente implementabile, porterebbe a un impoverimento culturale, sociale ed economico di interi comprensori.
La preoccupazione non si limita alla mera sostenibilità economica.
L’adozione generalizzata della pastorizzazione, come possibile soluzione per conformarsi alle nuove linee guida, comporterebbe una drastica alterazione delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche dei formaggi, impoverendo il patrimonio gastronomico italiano e privando i consumatori di un prodotto autentico e ricco di proprietà benefiche.
Il latte crudo, infatti, conserva enzimi, probiotici e vitamine distrutte dal calore, contribuendo a un profilo nutrizionale superiore e a una maggiore digeribilità.
Sebbene l’importanza di informare i consumatori sui potenziali rischi legati al consumo di latte crudo per le categorie più vulnerabili (donne in gravidanza, bambini piccoli, anziani e immunodepressi) sia innegabile, AIDA ritiene che l’approccio attuale sia eccessivamente allarmistico e carente di equilibrio.
Una comunicazione efficace dovrebbe fornire informazioni complete e accurate, evidenziando non solo i rischi, ma anche i benefici derivanti da una produzione tradizionale e rispettosa del benessere animale.
È imperativo, pertanto, che i Ministeri interessati ripensino le attuali linee guida, tenendo conto delle peculiarità delle produzioni locali e dell’importanza di preservare la diversità dei formaggi italiani.
Un confronto aperto e costruttivo con il mondo produttivo, che coinvolga allevatori, trasformatori, esperti agroecologici e rappresentanti dei consumatori, è essenziale per individuare soluzioni condivise e sostenibili.
Parallelamente, è necessaria una campagna di informazione capillare e bilanciata, volta a fornire ai consumatori gli strumenti per fare scelte consapevoli e apprezzare la ricchezza e la complessità del patrimonio caseario italiano, senza generare paure ingiustificate.
Si tratta di preservare non solo un prodotto alimentare, ma un intero sistema di valori, un modello di sviluppo rurale sostenibile e un legame profondo tra uomo, territorio e ambiente.



