La risicoltura italiana si trova di fronte a una cruciale riflessione: abbandonare il paradigma della monocoltura intensiva per abbracciare un modello agricolo più resiliente, etico e rispettoso dell’ambiente.
Questa esigenza trova espressione nella nascita di Rete Slow Rice, un’iniziativa che si propone di reinventare la coltivazione del riso, ripristinando l’equilibrio ecologico delle risaie e valorizzando il lavoro agricolo.
La presentazione ufficiale ha avuto luogo a Vigevano, durante gli Stati Generali del Riso Italiano, un evento che ha visto la partecipazione di attori chiave del settore.
L’approccio di Rete Slow Rice si distingue per la sua genesi “dal basso”, frutto dell’impegno concreto delle Condotte Slow Food di Vigevano, Lomellina, Vercelli, Novara e Colline Novaresi.
Questo network non è solo una piattaforma di discussione, ma un laboratorio di sperimentazione agricola, alimentato dalla collaborazione tra agronomi esperti, produttori lungimiranti e l’associazione Slow Food Italia, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Masaf).
L’obiettivo primario è la diversificazione delle risaie, introducendo colture consociate e prati polifiti che arricchiscano la biodiversità e riducano la dipendenza da fertilizzanti chimici e pesticidi.
Si mira a ripristinare la vitalità del suolo, migliorandone la struttura e la capacità di trattenere l’acqua, fondamentale in un contesto di cambiamenti climatici e crescente scarsità idrica.
L’acqua stessa, elemento vitale per la risicoltura, deve essere trattata con cura, riducendo l’impatto ambientale e ottimizzandone l’utilizzo.
L’iniziativa trascende i confini nazionali, accogliendo produttori, ricercatori e rappresentanti universitari provenienti da Grecia, Spagna, India e Giappone.
Questa dimensione internazionale favorisce lo scambio di conoscenze e la condivisione di buone pratiche, contribuendo a definire standard di eccellenza per una risicoltura sostenibile a livello globale.
Il confronto tra diverse realtà produttive, con le loro specifiche sfide e opportunità, stimola l’innovazione e la ricerca di soluzioni innovative.
L’attenzione non si concentra solo sull’aspetto ambientale, ma anche sulla dimensione sociale e economica.
La risicoltura slow si propone di restituire dignità e valore al lavoro agricolo, promuovendo condizioni di lavoro eque e sostenibili per tutti gli attori coinvolti, dalla manodopera agricola ai piccoli produttori.
Il riconoscimento del valore intrinseco del lavoro umano, spesso invisibile in un sistema di produzione industriale, è un elemento centrale di questa nuova visione.



