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venerdì 5 Dicembre 2025

Nocciole: crollo della produzione, rischio filiera e Made in Italy

Un’ombra si proietta sull’agricoltura italiana, e il cuore di questa preoccupazione è il comparto delle nocciole, un pilastro dell’eccellenza agroalimentare nazionale.
La produzione, già provata nel 2023, subisce un tracollo senza precedenti, con una diminuzione del 60% rispetto alle annate più recenti.
Questo crollo, come denuncia Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, non è un semplice dato statistico, ma il sintomo di una crisi strutturale che minaccia l’intera filiera.
La gravità della situazione è amplificata dalla sua estensione geografica.

I 95.000 ettari di noccioleti, concentrati in particolare in Piemonte, ma significativi anche in Lazio e Campania, sono stati messi a dura prova da un quadro climatico anomalo.
L’inverno mite ha disorientato la vegetazione, le piogge primaverili intense hanno favorito lo sviluppo di malattie fungine e, come ciliegina sulla torta, la siccità estiva di giugno ha compromesso la formazione dei frutti.
Il risultato è un panorama desolante: nocciole che cadono premature, prive di sostanza, e rese che si sono drasticamente ridotte, attestandosi in media a soli 5 quintali per ettaro, in confronto con il dato fisiologico di 20 quintali.
Le conseguenze economiche di questo disastro sono inevitabili.

L’aumento del prezzo al consumo è quasi una certezza, con proiezioni che parlano di un raddoppio rispetto all’anno precedente.
Questa escalation non colpirà solo i consumatori, ma anche le aziende dolciarie italiane che dipendono dalla nocciola come ingrediente fondamentale per i loro prodotti iconici, esportati in tutto il mondo.
La filiera, un tempo sinonimo di qualità e tradizione, si trova ora a fronteggiare una sfida esistenziale.

L’emergenza non si limita alla produzione interna.

La necessità di garantire la continuità della fornitura spinge verso l’importazione di nocciole da paesi come il Cile e l’Oregon, alimentando una competizione che mette a rischio la sopravvivenza delle aziende agricole italiane.

La risposta a questa crisi non può essere meramente reattiva.

Cristiano Fini sottolinea l’urgenza di un tavolo di filiera nazionale, un forum di confronto e pianificazione che coinvolga tutti gli attori della filiera, dagli agricoltori alle aziende trasformatrici, fino ai distributori e ai consumatori.

Questo tavolo dovrebbe concentrarsi su due obiettivi fondamentali: la ricerca di soluzioni immediate per mitigare l’impatto della crisi, come la ricerca di varietà resistenti alla siccità e alle malattie, e la promozione di investimenti a lungo termine in ricerca e innovazione.

È fondamentale sviluppare nuove tecniche di coltivazione, sistemi di irrigazione efficienti e varietà genetiche adatte a resistere alle nuove condizioni climatiche.

Solo attraverso un approccio proattivo e collaborativo sarà possibile salvare il comparto delle nocciole e preservare un patrimonio agroalimentare di inestimabile valore per il Made in Italy.
La resilienza del settore passa dalla capacità di adattamento, innovazione e dalla volontà di reinventare le pratiche agricole in un contesto globale in rapida evoluzione.

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