Il panorama vitivinicolo italiano, pilastro dell’economia e della cultura nazionale, si trova oggi di fronte a sfide complesse che ne mettono a rischio la sostenibilità a lungo termine.
Lungi dall’essere una semplice congiuntura negativa, si prospetta una crisi strutturale, aggravata da fattori sia interni che esterni.
L’imposizione di dazi statunitensi, che penalizzano significativamente l’export, rappresenta solo la punta dell’iceberg di una situazione ben più articolata.
Secondo le analisi del Laboratorio Eurispes, riprodotte nel recente studio “Il futuro del vino italiano: proposte per politiche fiscali a sostegno del settore”, la crisi non è riconducibile a un singolo fattore, ma emerge da una combinazione di problematiche che affliggono l’intera filiera, dalla produzione alla commercializzazione.
Tra le sfide interne, spiccano l’invecchiamento della forza lavoro agricola, con un conseguente calo di competenze e di manodopera specializzata, la difficoltà di accesso al credito per le aziende, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, e la frammentazione produttiva, che rende difficile la creazione di economie di scala e la competitività sui mercati internazionali.
L’erosione del potere d’acquisto dei consumatori, sia in Italia che nei paesi esportatori, a causa dell’inflazione e dell’incertezza economica globale, ha ulteriormente ridotto la domanda di vino, soprattutto nelle fasce medio-basse del mercato.
La concorrenza agguerrita di paesi terzi, con costi di produzione inferiori e una spiccata propensione all’innovazione, accentua la pressione sui produttori italiani.
L’impatto dei cambiamenti climatici si fa sentire con sempre maggiore intensità, con eventi meteorologici estremi che mettono a rischio i raccolti e compromettono la qualità delle uve.
L’aumento dei costi energetici, dei fertilizzanti e degli imballaggi incide pesantemente sui margini di profitto delle aziende.
L’export, tradizionalmente un motore di crescita per il settore, è pesantemente condizionato da dinamiche geopolitiche e commerciali instabili.
I dazi imposti dagli Stati Uniti, seppur rappresentino un ostacolo significativo, sono solo uno dei tanti fattori che rendono difficoltoso l’accesso a mercati strategici.
Per superare questa fase critica, lo studio Eurispes propone un approccio olistico, che coinvolga interventi mirati su più fronti.
Si suggerisce un rafforzamento del sostegno finanziario alle imprese, con agevolazioni fiscali e accesso facilitato al credito.
È fondamentale investire in ricerca e sviluppo per promuovere l’innovazione e l’adozione di pratiche sostenibili, come l’agricoltura di precisione e la riduzione dell’impatto ambientale.
L’attenzione deve essere rivolta alla valorizzazione del brand “Made in Italy” e alla promozione del patrimonio culturale e paesaggistico legato alla viticoltura.
L’investimento nella formazione professionale e nell’attrazione di giovani talenti è cruciale per garantire la continuità delle competenze e l’innovazione.
La diversificazione dei mercati di esportazione, puntando su paesi emergenti e consolidando le relazioni commerciali con i partner europei, può ridurre la dipendenza da un numero limitato di destinazioni.
La collaborazione tra produttori, istituzioni e associazioni di categoria è essenziale per definire strategie condivise e affrontare le sfide comuni.
La creazione di un sistema di tracciabilità e certificazione dei prodotti può rafforzare la fiducia dei consumatori e tutelare la reputazione del vino italiano.
In definitiva, la resilienza del settore vitivinicolo italiano dipenderà dalla capacità di adattarsi ai cambiamenti, di cogliere le opportunità e di valorizzare al meglio il suo inestimabile patrimonio.



