L’ascesa dei costi del caffè rappresenta una sfida crescente per i consumatori italiani, segnando un’inversione di tendenza che impatta significativamente le abitudini quotidiane e la percezione del valore di un prodotto profondamente radicato nella cultura nazionale.
L’analisi congiunta del Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi (Crc) e di Assoutenti, realizzata in concomitanza con la Giornata Internazionale del Caffè, quantifica questo fenomeno: rispetto al 2021, la spesa media per una tazzina di caffè è aumentata di oltre il 20%, un incremento che riflette una combinazione di fattori geopolitici, climatici ed economici.
I dati dell’Osservatorio Mimit dipingono un quadro preoccupante.
Si è passati, in un lasso di soli quattro anni (dal 2021 ad agosto 2025), da una media di 1,04 euro a tazzina nelle principali aree urbane a 1,25 euro.
Questa variazione del 20,6% non è uniforme sul territorio nazionale.
Si evidenziano notevoli disparità, con quattro province che hanno superato la barriera psicologica dei 1,4 euro a tazzina, indicando un’impennata dei prezzi che sta mettendo a dura prova la capacità di spesa delle famiglie.
Bolzano si conferma, ancora una volta, il polo più costoso per gli amanti del caffè, con una media di 1,47 euro a tazzina.
A seguire, con un distacco contenuto, si posizionano Ferrara (1,43 euro), Padova (1,41 euro) e Belluno (1,40 euro).
Queste città, con i loro costi elevati, diventano un termometro dell’inflazione alimentare, segnalando una pressione sui produttori e sui canali distributivi.
Un’analisi più approfondita richiederebbe di esaminare le dinamiche specifiche che guidano questi aumenti localizzati, considerando fattori come la logistica, la concorrenza tra le torrefazioni e la domanda locale.
L’esclusione di Benevento dalla classifica, a seguito di contestazioni relative all’accuratezza delle rilevazioni dei prezzi, sottolinea l’importanza di un monitoraggio rigoroso e trasparente.
La questione sollevata evidenzia la necessità di standardizzare le metodologie di raccolta dati per garantire comparabilità e affidabilità delle statistiche.
Sul fronte opposto, Catanzaro si distingue come l’area più accessibile, con una tazzina che non supera il costo di 1 euro.
Reggio Calabria e Messina, a quota 1,06 euro, completano il podio delle aree più economiche.
Questa diversità regionale non è casuale: riflette le peculiarità delle filiere locali, i modelli di consumo e la concorrenza tra i diversi operatori del settore.
L’incremento dei prezzi del caffè non è solo una questione economica; è un indicatore più ampio delle tensioni globali che impattano il sistema alimentare.
Fattori come i cambiamenti climatici, che minacciano le aree di coltivazione tradizionali, le fluttuazioni dei tassi di cambio, i costi di trasporto e le speculazioni sui mercati delle materie prime, concorrono a determinare questa tendenza al rialzo.
Comprendere queste dinamiche è essenziale per sviluppare strategie di mitigazione e per proteggere i consumatori dagli effetti negativi dell’inflazione.
Il futuro del caffè in Italia potrebbe richiedere un ripensamento delle abitudini di consumo, l’esplorazione di alternative sostenibili e un maggiore supporto alle filiere locali.



