Il Columbus Day, festività che celebra l’arrivo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo, trova un’eco positiva nell’auspicio di un rafforzamento dei ponti culturali ed economici tra Italia e Stati Uniti.
Tuttavia, l’entusiasmo si stempera con una preoccupazione ben radicata: la potenziale introduzione di dazi aggiuntivi che gravano sull’export di pasta, pilastro fondamentale della gastronomia italiana e ambasciatore del nostro paese oltreoceano.
Margherita Mastromauro, presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food, ha espresso in una dichiarazione un sentimento condiviso da un settore trainante dell’economia nazionale.
L’importanza del legame italo-americano si estende ben oltre la celebrazione di una data storica; si intreccia con un’eredità secolare di migrazione, scambio di idee e sapori che ha plasmato profondamente l’identità americana.
Gli italiani, con il loro ingegno e la loro passione, hanno contribuito in maniera determinante alla costruzione del tessuto culturale statunitense, arricchendolo di tradizioni artistiche, musicali, letterarie e, soprattutto, gastronomiche.
La pasta, in particolare, rappresenta un vero e proprio simbolo di questa fusione, un ponte tangibile che unisce due mondi.
L’esportazione di pasta verso gli Stati Uniti costituisce una voce significativa nel commercio internazionale italiano, rappresentando circa il 10% dell’intero volume delle esportazioni alimentari e generando un valore complessivo che si avvicina ai 700 milioni di euro.
Un mercato di tale portata non è solo un indicatore di successo per l’industria pastaria italiana, ma anche un fattore cruciale per l’occupazione e lo sviluppo economico di numerose regioni.
La prospettiva di dazi supplementari, pertanto, solleva un campanello d’allarme, minacciando di compromettere un equilibrio delicato e di erodere i vantaggi economici conseguiti negli anni.
La questione non si limita a un mero scambio commerciale; incarna un nodo cruciale nelle dinamiche delle relazioni internazionali, evidenziando le fragilità legate alle politiche protezionistiche e alle possibili ripercussioni sull’industria alimentare italiana.
La preoccupazione che emerge è quella di un innalzamento artificiale delle barriere commerciali che rischia di penalizzare i consumatori americani, privandoli di un prodotto genuino e apprezzato, e di danneggiare le aziende italiane, costrette a confrontarsi con una situazione di mercato meno favorevole.
In questo scenario, l’appoggio e l’intervento delle istituzioni si rivelano non solo auspicabili, ma imprescindibili.
Un impegno attivo da parte del governo italiano, volto a mediare e a trovare soluzioni diplomatiche, è essenziale per tutelare gli interessi delle aziende italiane e per preservare la continuità di un legame storico e culturale che ha contribuito a definire l’identità di due nazioni.
La celebrazione del Columbus Day, quindi, non può essere solo un’occasione di festa, ma anche un monito a vigilare e a difendere i valori di collaborazione e apertura che hanno caratterizzato, finora, la relazione tra Italia e Stati Uniti.



