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venerdì 5 Dicembre 2025

Pesca Tirrenica: Ripartenza Incerta tra Vincoli e Crisi Economica

Il primo dicembre ha segnato il ritorno in mare per la flotta peschereccia del Tirreno, un ritorno però avvolto da incertezze e segnato da una congiuntura avversa.
Dopo un fermo biologico obbligatorio e un ulteriore blocco imposto a livello comunitario, le attività riprendono in un contesto di fragilità economica e di crescenti limitazioni.

Confcooperative Fedagripesca stima un impatto economico negativo quantificabile in circa 25-26 milioni di euro, escludendo il considerevole indotto che grava sull’intera filiera.

Il comparto della pesca tirrenica, un’economia che annualmente genera tra i 160 e i 230 milioni di euro, si ritrova a fronteggiare una serie di sfide complesse.
La ripresa è tutt’altro che lineare, caratterizzata da rese irregolari e influenzata dalle condizioni meteorologiche avverse.
In Toscana, ad esempio, le uscite in mare sono limitate, con una concentrazione delle attività lungo la costa.
Viareggio segnala un’abbondante presenza di triglie di fango, un segnale che, pur indicando una certa vitalità dell’ecosistema, non si traduce necessariamente in redditività per i pescatori.

I prezzi al produttore oscillano tra 2,60 e 7 euro al chilogrammo, a testimonianza di una pressione competitiva accentuata.

Un fattore determinante nella debolezza del settore è rappresentato dalla contrazione della domanda.
Durante il periodo di fermo, la grande distribuzione organizzata ha privilegiato l’approvvigionamento dal bacino adriatico, riducendo significativamente gli acquisti provenienti dal versante tirrenico.

Analogamente, il settore della ristorazione, ulteriormente penalizzato da chiusure stagionali e restrizioni operative, mostra una domanda contenuta.

In Liguria, le mareggiate persistenti continuano a ostacolare il pieno ritorno all’attività, complicando ulteriormente la situazione.
Oltre alle immediate difficoltà operative ed economiche, incombe la prospettiva di nuove, stringenti normative europee.

Bruxelles sta valutando l’introduzione di limiti ancora più restrittivi per la pesca nel Mediterraneo occidentale, con una potenziale riduzione drastica del 64% delle giornate di pesca disponibili.
Questa prospettiva alimenta preoccupazione e incertezza tra gli operatori del settore, che temono un ulteriore ridimensionamento delle proprie attività e un impatto negativo sulla loro sopravvivenza.
Le associazioni di categoria stanno attivamente lavorando per mitigare gli effetti di queste limitazioni e per rappresentare le esigenze dei pescatori.

Sono in programma incontri con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Masaf), in particolare con il sottosegretario La Pietra, per fare il punto sulla situazione e cercare soluzioni condivise.
Inoltre, è previsto un approfondimento tecnico con produttori e ricercatori presso la sede nazionale di Confcooperative, al fine di analizzare l’impatto delle nuove normative e individuare strategie di adattamento sostenibili.

Il futuro della pesca tirrenica si gioca su un delicato equilibrio tra tutela dell’ambiente, esigenze economiche e capacità di innovazione.

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