L’indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, condotta in collaborazione con Nomisma su un campione rappresentativo di mille giovani italiani under 40, dipinge un quadro complesso delle abitudini e delle percezioni legate alla salute.
Al di là di alcune tendenze positive, emerge una significativa discrepanza tra la consapevolezza dell’importanza della prevenzione e l’effettiva adozione di comportamenti virtuosi.
Un elemento critico è rappresentato dalla scarsa adesione ai controlli preventivi.
Sebbene un’ampia maggioranza (90%) riconosca il valore dei check-up regolari, solo il 41% si sottopone effettivamente a questi esami.
Questo si traduce in un’evidente lacuna nell’assistenza sanitaria proattiva, con conseguenze potenzialmente gravi.
Ad esempio, una percentuale preoccupante del 38% degli intervistati non ha mai consultato un dermatologo, il che aumenta il rischio di diagnosi tardive di patologie cutanee.
Similmente, il 34% non ha mai effettuato un elettrocardiogramma, trascurando un monitoraggio fondamentale della salute cardiovascolare, e quasi tre giovani donne su dieci (29%) non si sottopongono a visite ginecologiche da almeno tre anni, ritardando potenzialmente l’individuazione di problematiche specifiche.
Il panorama dell’attività fisica rivela una spaccatura simile.
Sebbene il 33% degli under 40 pratichi sport regolarmente, un’ampia fetta della popolazione (19%) si dichiara totalmente sedentaria, con un impatto negativo sulla salute metabolica e sul benessere generale.
Un ulteriore 27% si limita a fare movimento sporadicamente, mentre il restante 21% lo fa occasionalmente, indicando una generale difficoltà nell’integrare l’esercizio fisico in una routine quotidiana.
Paradossalmente, l’alimentazione sembra essere un ambito in cui i giovani mostrano una maggiore attenzione.
Il consumo frequente di carboidrati (pasta e pane) è ampiamente diffuso, ma l’assunzione quotidiana di frutta e verdura è piuttosto elevata.
Le diete “di tendenza” come il digiuno intermittente e la dieta chetogenica restano marginali, mentre si registra un crescente interesse verso una riduzione del consumo di carne, segno di una maggiore sensibilità verso tematiche ambientali e di benessere animale.
La ricerca di una dieta povera di grassi, pur essendo presente, non è l’obiettivo primario, mentre una significativa percentuale (39%) limita l’assunzione di dolci a una volta alla settimana, contribuendo a una migliore gestione del peso e del rischio di malattie metaboliche.
Si osserva, inoltre, una tendenza alla riduzione del consumo di bevande gassate e zuccherate, un indicatore positivo verso scelte più salutari.
La moderazione si estende anche all’assunzione di alcolici, con la maggior parte dei giovani che li consuma meno di una volta a settimana, e una quota rilevante che si astiene completamente.
L’astensione dai superalcolici è ancora più diffusa, riflettendo una crescente consapevolezza dei rischi associati al consumo eccessivo.
In definitiva, l’indagine evidenzia una dicotomia tra la consapevolezza teorica della salute e la sua traduzione in azioni concrete, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione e l’attività fisica.
Per colmare questo divario, è necessaria una maggiore sensibilizzazione e un’offerta di servizi sanitari più accessibili e incentivanti, capaci di promuovere un approccio proattivo alla salute e al benessere dei giovani italiani.



