Il “Documento di Roma”, emanato dall’assemblea nazionale di Slow Food Italia, non è un semplice manifesto, ma una bussola per orientare il futuro, un’esortazione a riscoprire il cibo come fulcro di un cambiamento profondo e trasformativo. In un’epoca segnata da crescenti disuguaglianze, conflitti globali, e un’emergenza climatica che sembra inarrestabile, il documento propone un’alternativa radicale: un nuovo umanesimo radicato nel rispetto della natura e nella valorizzazione del legame intrinseco tra l’uomo e il cibo.Il dramma contemporaneo si manifesta in una spirale di eventi allarmanti. L’aumento vertiginoso delle spese militari contrasta con la carenza di investimenti nel benessere sociale, mentre l’autoritarismo e il populismo erodono le fondamenta delle democrazie. Il sistema alimentare, sempre più controllato da poche multinazionali, contribuisce a questa deriva, alimentando un modello di sviluppo insostenibile e distruttivo. Il progresso tecnologico, lungi dal migliorare la vita di tutti, spesso si rivela strumento di controllo e disumanizzazione.Il Documento di Roma suggerisce che, in questo contesto di crisi globale, il cibo possa rappresentare una potente leva per la costruzione di un futuro più giusto e sostenibile. Il cibo è un linguaggio universale, capace di connettere miliardi di persone, al di là delle differenze culturali e geografiche. È un elemento quotidiano, essenziale per la sopravvivenza, ma anche portatore di significati profondi, legati alla cultura, alla tradizione e al piacere. La transizione verso questo nuovo paradigma passa attraverso la tutela e la promozione della biodiversità, intesa come patrimonio inestimabile di risorse genetiche e culturali. L’agroecologia si configura come la via maestra per rigenerare i suoli, proteggere le acque e favorire la resilienza degli ecosistemi agricoli. Un’attenzione particolare deve essere rivolta alle specificità dei diversi territori – le aree montane, le pianure, le zone umide, i centri urbani – riconoscendo il valore intrinseco di ciascun ambiente e promuovendo pratiche agricole adatte al contesto locale.Ma il Documento di Roma non si limita a indicare soluzioni tecniche e agronomiche. Esso sottolinea l’importanza di coinvolgere attivamente le nuove generazioni. I bambini, con la loro capacità di stupirsi e di apprendere, rappresentano un serbatoio di potenziale creativo. I giovani, con la loro energia e la loro visione del mondo, sono i principali motori del cambiamento. È necessario ascoltare le loro voci, valorizzare i loro linguaggi e offrire loro gli strumenti per costruire un futuro migliore.In definitiva, il “Documento di Roma” è un invito a riscoprire il valore profondo del cibo, non solo come fonte di nutrimento, ma come strumento di connessione, di cultura, di resilienza e di speranza. Un invito a costruire un nuovo umanesimo, fondato sul rispetto della natura, sulla giustizia sociale e sulla partecipazione democratica. Un futuro in cui il cibo non sia più un problema, ma una risorsa per la costruzione di un mondo più giusto e sostenibile per tutti.