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venerdì 5 Dicembre 2025

Vittoria in Cassazione per il Prosciutto di Parma: stop alle imitazioni

Il Consorzio del Prosciutto di Parma celebra una significativa vittoria giudiziaria, sancita dalla Corte di Cassazione, che rafforza la tutela della Denominazione di Origine Protetta (DOP) e pone un importante precedente nella lotta contro l’usurpazione commerciale di marchi distintivi.

La vicenda, iniziata nel 2017, ha coinvolto un salumificio abruzzese accusato di aver commercializzato all’estero (in Germania, Repubblica Ceca e Lussemburgo) prodotti non conformi, etichettati impropriamente come “Jambon tipo Parma”.
Questa pratica, in palese violazione del regolamento comunitario e della legislazione italiana, costituisce una forma di concorrenza sleale che mina la reputazione e il valore del Prosciutto di Parma.
L’azione del Consorzio, tempestiva e determinata, ha portato a un’indagine approfondita da parte delle autorità competenti.
La costituzione di parte civile ha permesso al Consorzio di partecipare attivamente al processo, che ha visto la condanna in primo grado e in appello dell’imputato per frode commerciale, aggravata dalla protezione delle indicazioni di origine per gli alimenti.
La conferma della sentenza da parte della Cassazione non solo ribadisce la gravità del reato, ma stabilisce un principio fondamentale: l’evocazione indebita di una denominazione protetta, anche in presenza di una presunta consapevolezza da parte del consumatore, costituisce una pratica commerciale illegittima e fuorviante.
La sentenza si distingue per aver chiarito che l’elemento essenziale della frode è la strumentalizzazione non autorizzata della denominazione, indipendentemente dalla percezione del consumatore.
Questo aspetto è cruciale perché sottolinea come la protezione della DOP vada oltre la mera verifica della qualità del prodotto, estendendosi alla salvaguardia del valore intrinseco e della storia legata alla denominazione stessa.

Il Prosciutto di Parma, infatti, incarna un patrimonio culturale e gastronomico unico, frutto di secoli di tradizione artigianale e di un territorio specifico, il che rende l’appropriazione indebita della denominazione un atto di lesa maestà nei confronti di un’eccellenza nazionale.
Il presidente del Consorzio, Alessandro Utini, e il direttore, Stefano Fanti, hanno sottolineato come questa vittoria rappresenti un passo avanti significativo non solo per il Prosciutto di Parma, ma per tutte le Indicazioni Geografiche Protette italiane.

Queste, infatti, sono spesso oggetto di attenzioni indesiderate da parte di operatori commerciali che mirano a sfruttare la loro notorietà e il loro prestigio per fini speculativi.
La sentenza, pertanto, costituisce un deterrente per chiunque intenda imitare o distorcere la denominazione, e rafforza la determinazione del Consorzio a vigilare costantemente sulla tutela del Prosciutto di Parma e a promuovere la trasparenza e l’autenticità nel settore alimentare.

L’azione legale, quindi, non è solo una difesa della proprietà intellettuale, ma un investimento nella reputazione e nel futuro di un’eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo.

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