Nel cuore pulsante della Toscana, a cavallo tra Siena e Arezzo, si estende un’oasi vitivinicola: una cooperativa sociale unica, custode di un patrimonio agricolo di 450 ettari tra le colline di Montepulciano e del Chianti.
Questa realtà, composta da 250 soci viticoltori, si presenta come un elemento distintivo in una delegazione, testimoniando l’impegno e la visione di un’intera comunità.
L’adesione a questa missione a San Paolo, sotto l’egida della Commissione Europea e del Commissario Christophe Hansen, riflette una strategia audace: comprendere a fondo le dinamiche del mercato del Mercosur.
Non si tratta di una semplice operazione commerciale, ma di un’immersione in un contesto economico e culturale complesso, con l’ambizione di tracciare nuove rotte per il vino made in Italy.
La cooperativa, affiancata da Confcooperative, si distingue per la flessibilità produttiva.
Annualmente, si raggiungono un milione di bottiglie, con una capacità di stoccaggio di 40.000 quintali di uva.
L’offerta si articola attorno ai marchi Cavisa, Castelsina e Poggiomoro, ma la cooperativa si pone come un laboratorio creativo, capace di sviluppare etichette personalizzate, un vero e proprio “vino su misura” pensato per soddisfare i palati più esigenti, attento alla qualità, all’esperienza sensoriale e alla rispondenza alle tendenze emergenti.
La storia della cooperativa affonda le radici nel 1971, ma è nel 2007, con l’insediamento di Angiolo Del Dottore alla presidenza del Consiglio di Amministrazione, che si manifesta una profonda trasformazione.
Un team di esperti, guidato da Maurizio Castelli, e l’abile competenza enologica di Mery Ferrara, si dedicano con scrupolo alla cura di ogni singola vigna, assicurando standard qualitativi elevatissimi e la massima espressione del terroir toscano.
L’avventura brasiliana nasce da un incontro fortuito, un’occasione di scambio con una sommelier residente a Rio de Janeiro, che ha rappresentato la cooperativa in una fiera del Sud del Paese.
L’invito della Commissione Europea ha permesso di formalizzare una presenza strategica in un mercato brasiliano in rapida evoluzione, sebbene ancora caratterizzato da un approccio relativamente “acerbo” al vino.
Nonostante la preferenza locale per i vini portoghesi, la cooperativa nutre grandi aspettative sull’imminente accordo Mercosur, auspicando un’accelerazione nella rimozione delle barriere burocratiche e una maggiore apertura al vino italiano.
La concretezza delle difficoltà si è manifestata con la presenza di campioni fermi presso le autorità brasiliane, a testimonianza delle complessità legate all’importazione e alle rigide normative sull’etichettatura.
Tuttavia, la fiducia rimane salda, alimentata dalla consapevolezza del valore del prodotto e dalla determinazione a superare gli ostacoli, consolidando la presenza della cooperativa in un mercato ricco di potenzialità.



