L’economia italiana della qualità agroalimentare, identificabile come “DOP Economy”, sta configurando un pilastro sempre più solido nel panorama economico nazionale, superando i 20,8 miliardi di euro e registrando un incremento del 25% rispetto al 2020.
Questa crescita robusta, documentata nel XXIII Rapporto Ismea-Qualivita, non si limita a una semplice crescita numerica, ma riflette una trasformazione strutturale e un rafforzamento del sistema produttivo italiano.
Il successo di questa filiera si fonda su una complessa rete di 328 Consorzi di tutela, veri e propri motori di valorizzazione e controllo, e coinvolge oltre 184.000 operatori, dall’agricoltore al produttore, fino ai distributori, creando un indotto occupazionale in progressiva espansione (+1,6%).
L’occupazione non è solo quantitativa, ma anche qualitativa, poiché la produzione di eccellenze agroalimentari richiede competenze specializzate e tecniche di lavorazione tradizionali, spesso tramandate di generazione in generazione.
Un dato particolarmente significativo è l’esportazione dei prodotti a Denominazione di Origine Protetta (DOP), Indicazione Geografica Protetta (IGP) e Specialità Tradizionale Garantita (STG), che per la prima volta ha superato la soglia dei 12 miliardi di euro.
Questo traguardo testimonia la capacità delle eccellenze italiane di conquistare i mercati internazionali, non solo nel settore alimentare, ma anche nel vino, dove si registrano performance eccezionali.
L’export non è solo un indicatore di successo commerciale, ma anche di riconoscibilità e reputazione del Made in Italy, un brand che evoca qualità, tradizione e autenticità.
L’analisi territoriale rivela una crescita generalizzata, con due province su tre che registrano un aumento del valore aggiunto del settore.
Si evidenzia una performance particolarmente brillante nel Nord-Ovest (+7,1%), dove la concentrazione di produzioni di alta qualità e una forte vocazione all’innovazione contribuiscono a sostenere la crescita.
Anche a livello regionale, si osservano trend positivi, con 14 regioni che registrano aumenti significativi, in particolare Lombardia (+13%), Friuli Venezia Giulia (+8%) e Puglia (+12%).
Veneto ed Emilia-Romagna, storicamente leader in questo settore, consolidano il loro primato con un valore complessivo di 8,9 miliardi di euro.
La loro leadership non è solo quantitativa, ma anche qualitativa, grazie alla capacità di combinare tradizione, innovazione e sostenibilità.
La sostenibilità, in particolare, sta diventando un fattore sempre più determinante per il successo delle produzioni di qualità, in quanto i consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale e sociale dei prodotti che acquistano.
Il Rapporto Ismea-Qualivita sottolinea come l’economia della qualità agroalimentare non sia solo un settore economico, ma un vero e proprio sistema culturale e sociale, che valorizza il territorio, le tradizioni e il lavoro delle persone.
Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato l’importanza di sostenere e promuovere questo settore strategico per il futuro dell’economia italiana, riconoscendone il potenziale di crescita e di sviluppo del territorio.
La sfida futura sarà quella di rafforzare la collaborazione tra tutti gli attori della filiera, per garantire la sostenibilità, la tracciabilità e la competitività delle produzioni agroalimentari italiane nel mercato globale.



