Orta: la cozza sentinella svela i segreti del lago

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Il Lago d’Orta, scrigno di biodiversità incastonato tra il Verbano-Cusio-Ossola e Novara, è al centro di un innovativo progetto di biomonitoraggio volto a scrutare le insidie invisibili che ne minacciano la salute. Al cuore di questa indagine, un organismo inaspettato: l’Unio elongatus, la cozza d’acqua dolce, un vero e proprio sentinella biologica.Questo progetto si radica su una comprensione profonda del ruolo ecologico di questi bivalvi, già protagonisti di un precedente sforzo di ripopolamento volto a ripristinare l’equilibrio dell’ecosistema lacustre. Gli studi condotti in precedenza hanno evidenziato la notevole capacità dell’Unio elongatus di contribuire alla depurazione delle acque e al miglioramento della qualità dei sedimenti, funzioni essenziali per la vitalità del lago.L’approccio adottato si basa sul principio della bioaccumulazione. Le cozze, attraverso i loro processi vitali, assorbono e concentrano nell’interno del loro organismo sostanze presenti nell’acqua, inclusi microplastiche e una vasta gamma di contaminanti emergenti. Queste sostanze, spesso derivanti da attività industriali, scarichi civili, residui farmaceutici e prodotti per la cura personale, rappresentano una crescente preoccupazione per la salute degli ecosistemi acquatici.Il progetto si distingue per la sua attenzione ai cosiddetti “contaminanti emergenti”. Si tratta di sostanze relativamente nuove nell’ambiente, spesso non regolamentate e i cui effetti a lungo termine sulla fauna e sulla flora sono ancora poco conosciuti. Tra questi troviamo farmaci, prodotti cosmetici, disinfettanti, plasticizzanti, surfattanti, perfluorati e una miriade di altre molecole complesse.L’Unio elongatus si rivela un biosensore naturale di eccezionale efficacia. La sua risposta biologica alla presenza di questi contaminanti – che si manifesta attraverso alterazioni metaboliche, cambiamenti nella crescita e altri indicatori misurabili – fornisce informazioni preziose sulla qualità dell’acqua e sull’entità dell’inquinamento.Per ottenere un quadro completo della situazione, saranno impiegate gabbie contenenti le cozze in sei punti strategici del lago, selezionati in base alla loro posizione geografica e alle attività antropiche che li influenzano. Dopo un periodo di un anno, i bivalvi saranno prelevati e sottoposti ad analisi approfondite in laboratorio. Queste analisi mireranno a quantificare la concentrazione dei contaminanti accumulati nei tessuti delle cozze, a identificarne la composizione chimica e a valutare il loro impatto sulla salute degli organismi.I risultati di questo progetto non solo forniranno dati fondamentali per la valutazione dello stato ecologico del Lago d’Orta, ma contribuiranno anche a sviluppare nuove strategie di gestione e di prevenzione dell’inquinamento, volte a preservare questo prezioso patrimonio naturale per le generazioni future. L’uso di organismi viventi come bioindicatori rappresenta un approccio innovativo e sostenibile per la tutela delle risorse idriche, che integra i metodi di monitoraggio tradizionali e fornisce una prospettiva più olistica sulla salute dell’ecosistema lacustre.

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