Oltre la Dieta: Proteine Animali, Evoluzione Umana e Sfide ContemporaneeIl volume “A spasso con Lucy. Perché mangiamo come parliamo. Virtù e valore delle proteine animali”, curato da Pietro Paganini e Carola Macagno, offre una prospettiva inattesa e profondamente radicata nella storia biologica dell’umanità, per affrontare il complesso dibattito attuale sul consumo di carne. Lungi dall’essere un mero saggio nutrizionale, il libro si configura come un’esplorazione antropologica che interroga le nostre abitudini alimentari alla luce dei milioni di anni che separano l’uomo moderno da Lucy, la nostra antenata paleozoica, la cui esistenza fu inestricabilmente legata all’assunzione di nutrienti di origine animale.L’argomentazione centrale del libro ribalta la narrazione spesso semplicistica che equipara il consumo di carne a una pratica dannosa. Paganini suggerisce che la nostra stessa capacità di pensare, comunicare e costruire società complesse è stata, in parte, modellata dall’integrazione di proteine animali nella dieta. Il cervello umano, in particolare, ha subito una notevole espansione durante periodi in cui la disponibilità di nutrienti densi come quelli offerti dalla carne e dal pesce era aumentata. Questo non implica una condanna di altre forme di alimentazione, ma sottolinea l’importanza cruciale che le proteine animali hanno avuto nel plasmare la nostra specie.Il libro si pone come critica nei confronti di un approccio ideologico che spesso contamina le discussioni sulla nutrizione, oscurando la ragione scientifica. La carne, lungi dall’essere un pericolo per la salute, per l’ambiente o per l’etica, rappresenta un elemento intrinseco al nostro percorso evolutivo e una risorsa nutrizionale di ineguagliabile valore, per la sua composizione aminoacidica completa e la presenza di micronutrienti essenziali.La tavola rotonda che ha accompagnato la presentazione del volume ha affrontato, con approccio pragmatico, l’impatto ambientale della produzione di carne. Nonostante l’agricoltura contribuisca per l’8,4% alle emissioni climalteranti in Italia, e la zootecnia rappresenti i due terzi di questo impatto, si evidenzia un percorso di sensibilizzazione e di progressi significativi. Le emissioni agricole sono diminuite del 15,6% dal 1990, un dato che riflette l’impegno del settore verso pratiche più sostenibili. L’innovazione scientifica e la digitalizzazione hanno introdotto nuove metodologie per ottimizzare l’allevamento, ridurre le emissioni e promuovere l’economia circolare, con un focus sul riutilizzo degli scarti. La ricerca di metriche più accurate per valutare l’impatto ambientale, tenendo conto della persistenza dei gas serra nell’atmosfera e riconsiderando le stime sull’utilizzo di risorse idriche, sta contribuendo a una ridefinizione del ruolo della zootecnia nel contesto della sostenibilità globale. La discussione si sposta quindi dalla mera riduzione del consumo di carne ad una ricerca di modelli di produzione più responsabili e trasparenti, capaci di conciliare le esigenze nutrizionali dell’uomo con la tutela del pianeta. Il futuro, suggerisce il libro, non risiede nell’abolizione, ma nella trasformazione.