L’annata olearia 2025/2026 si prospetta complessa, segnata da una marcata disomogeneità territoriale che contrasta con una ripresa produttiva nazionale significativa.
Le stime Ismea, presentate durante “La Prima dell’Olio” a Palazzo della Valle, indicano un totale di 300.000 tonnellate, un dato che, sebbene variabile, proietta l’Italia a riconquistare il secondo posto nella classifica mondiale dei produttori di olio d’oliva, superando la precedente annata con un incremento della raccolta pari al 21%.
Questo risultato, frutto di un’imponente mobilitazione agricola, emerge in un contesto globale caratterizzato da dinamiche di mercato in evoluzione.
La ripresa è trainata principalmente dal Sud Italia, dove le condizioni agronomiche hanno favorito una produzione abbondante.
Al contrario, il Centro-Nord registra performance inferiori, che necessitano di analisi approfondite per comprendere le cause e implementare strategie correttive.
La filiera olivicola italiana, tuttavia, si confronta con sfide demografiche e strutturali urgenti.
L’età media degli addetti al settore supera i 53 anni, con un rapporto di circa 1 giovane olivicoltore ogni 10 over 55.
Questa situazione non solo solleva preoccupazioni sulla sicurezza sul lavoro, ma rischia di compromettere la trasmissione del sapere tradizionale e la sostenibilità a lungo termine del paesaggio olivicolo, patrimonio culturale e ambientale di inestimabile valore.
Unapol (Unione Nazionale Produttori Olivicoli) sottolinea con forza la necessità di interventi mirati per garantire un futuro al settore, incentivando l’ingresso di nuove generazioni e supportando gli olivicoltori esistenti.
In risposta a questa criticità, è stato avviato un progetto pilota di formazione in collaborazione con l’Istituto Agrario di Roma, volto a fornire competenze specifiche e a stimolare l’interesse dei giovani verso l’agricoltura.
Confagricoltura, nel sottolineare il potenziale ritorno al secondo posto nella classifica mondiale, evidenzia come questo risultato possa rafforzare l’immagine e la competitività del Made in Italy.
Sul fronte dei consumi, l’Italia si conferma un mercato di riferimento, secondo solo alla Spagna, mentre i prezzi dell’olio italiano mantengono un premio significativo rispetto a quelli dei competitor spagnoli e greci, a testimonianza della percezione di qualità superiore.
Un dato particolarmente incoraggiante è rappresentato dall’andamento della bilancia commerciale, che nei primi sette mesi del 2025 ha registrato un avanzo, un fenomeno raro in un settore tradizionalmente caratterizzato da import-export equilibrati, ma che riflette una crescente domanda interna e un’esportazione mirata a mercati più esigenti.
Questo segnale positivo, unito alla ripresa produttiva, suggerisce un possibile punto di svolta per la filiera, a patto che si affrontino con determinazione le sfide strutturali e demografiche che ne condizionano il futuro.
La resilienza del settore e la capacità di adattamento alle nuove dinamiche di mercato saranno fondamentali per consolidare i progressi compiuti e garantire la continuità di una tradizione millenaria.



