Verdicchio dei Castelli di Jesi: Strategie di Salvaguardia in un Contesto Geopolitico IncertoL’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT), in una mossa strategica volta a proteggere la denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi e la sua sostenibilità economica, ha esteso la misura dello stoccaggio obbligatorio fino al 30 giugno 2026. Questa decisione, approvata all’unanimità dai soci dell’IMT durante l’assemblea di Jesi, riflette una profonda analisi delle complesse dinamiche del mercato vinicolo globale e dell’impatto potenziale di barriere commerciali, in particolare, il rischio di dazi imposti dagli Stati Uniti. La richiesta sarà formalizzata e inoltrata alla Regione Marche per l’approvazione definitiva.La decisione di prolungare lo stoccaggio non è una semplice risposta a una congiuntura negativa, ma un elemento di una politica proattiva. Il presidente dell’IMT, Michele Bernetti, ha sottolineato come, in un panorama già segnato da instabilità economica e incertezze geopolitiche, la prospettiva di dazi doganali significativi da parte dell’amministrazione statunitense possa amplificare i rischi per l’intero settore. Un’eccessiva disponibilità di prodotto sul mercato, derivante da una vendemmia abbondante, potrebbe innescare un deprezzamento delle quotazioni, con ripercussioni negative sia per il mercato interno che per quello europeo.Il meccanismo di stoccaggio, applicabile al Verdicchio Castelli di Jesi Doc (con resa massima di 140 quintali per ettaro), prevede l’attivazione dello stoccaggio a partire da una produzione di 110 quintali, con un blocco fino a 30 quintali per ettaro. Questa soglia permette di contenere l’offerta in relazione alla quantità prodotta, preservando il valore intrinseco del vino. La flessibilità dello strumento consente all’IMT di reagire con precisione alle fluttuazioni del mercato e alle nuove sfide che potrebbero emergere. Un aspetto cruciale è la possibilità di riclassificare il vino stoccato senza restrizioni, garantendo la massima adattabilità alle evoluzioni del mercato.L’importanza dell’esportazione è un dato di fatto, come evidenziato dall’Osservatorio sulle denominazioni: nel 2023, le vendite all’estero hanno superato per la prima volta quelle realizzate in Italia (51,2% del volume totale). L’Europa continua ad essere il mercato primario (76%), ma si assiste a una crescita significativa in Asia, con il Giappone che rappresenta una quota rilevante (12%), superando le Americhe (11,3%). In termini di valore, Regno Unito, Paesi Bassi, Stati Uniti, Germania e Svezia consolidano il loro ruolo di principali importatori.La denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, che include anche le tipologie Classico e Superiore, si estende su circa 2.200 ettari, con una produzione media che si aggira intorno ai 200.000 quintali di uva, sebbene le ultime due annate abbiano registrato volumi leggermente inferiori. Circa il 90% della produzione certificata viene imbottigliata, generando oltre 13 milioni di bottiglie, testimoniando un forte impegno verso la qualità e la valorizzazione del prodotto. La decisione dell’IMT si inserisce quindi in una strategia più ampia di gestione della filiera, focalizzata sulla sostenibilità economica, sulla valorizzazione del territorio e sulla tutela della reputazione di un vino marchigiano di eccellenza, capace di affrontare le sfide del mercato globale.