L’evoluzione delle nostre società, segnata da un ritmo di vita accelerato e da una crescente urbanizzazione, ha innescato una profonda trasformazione delle abitudini alimentari, con conseguenze tangibili sulla salute pubblica.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, un monito urgente emerge da diabetologi, scienziati della gastronomia e sostenitori di un’alimentazione consapevole: un radicale ripensamento del sistema alimentare industriale, volto a riorientare la produzione verso la prevenzione delle malattie croniche.
L’appello, lanciato con forza dall’Associazione Medici Diabetologi (Amd), con il supporto dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Slow Food Italia, non si limita a una mera richiesta di miglioramento, ma costituisce un invito all’assunzione di responsabilità diretta da parte dell’industria alimentare.
Si tratta di un cambiamento di paradigma, che richiede un’analisi critica dei processi produttivi, delle strategie di marketing e, soprattutto, del rapporto tra cibo e benessere.
La crescente prevalenza di obesità, diabete di tipo 2, patologie cardiovascolari e alcune forme tumorali, ampiamente documentata da studi epidemiologici, è inequivocabilmente collegata alle attuali tendenze alimentari.
L’eccessivo consumo di zuccheri aggiunti, in particolare nelle bevande confezionate, rappresenta un fattore di rischio primario, amplificato dalla densità calorica dei cibi ultra-processati e dall’abuso di sale e grassi idrogenati, utilizzati per esaltare il gusto e prolungare la conservazione.
L’uso pervasivo di additivi, spesso privi di valore nutrizionale, contribuisce a mascherare la scarsa qualità intrinseca di molti prodotti.
Il grado di processamento degli alimenti, un indicatore cruciale della loro qualità nutrizionale, è divenuto un elemento centrale di preoccupazione.
Cibi altamente trasformati, spesso privi di fibre, vitamine e minerali essenziali, favoriscono l’insorgenza di squilibri metabolici e infiammazioni croniche.
L’enfasi deve essere posta sulla promozione di alimenti a elevata densità nutrizionale, privilegiando ingredienti di origine vegetale, freschi e poco trasformati.
L’Università di Pollenzo sottolinea la possibilità di conciliare innovazione alimentare e sostenibilità, promuovendo processi produttivi trasparenti e distributivi etici.
La competitività economica non deve essere perseguita a scapito della salute pubblica, ma anzi, deve essere un motore per lo sviluppo di prodotti innovativi e salutari, capaci di rispondere alle esigenze di un consumatore sempre più informato e consapevole.
L’etichettatura dei prodotti alimentari deve essere resa più chiara e comprensibile, con un focus sulla brevità e la trasparenza della lista ingredienti.
Il consumatore ha il diritto di sapere cosa sta ingerendo, e le aziende hanno il dovere di fornirgli informazioni accurate e complete.
L’appello finale è un invito a trasformare il cibo da fattore di rischio a strumento di prevenzione, un veicolo di salute per le generazioni presenti e future.
Richiede un impegno congiunto da parte di governi, aziende, professionisti della salute e, soprattutto, di ogni singolo individuo, verso un sistema alimentare più giusto, sostenibile e salutare.
La salute non è un costo, ma un investimento nel futuro.



