La crescente emergenza legata alle malattie correlate a un’alimentazione inadeguata – con un bilancio annuale di 100.000 decessi – e l’allarmante prevalenza dell’obesità infantile, che colpisce circa il 30% dei bambini tra gli 8 e i 10 anni, impongono un intervento urgente e strutturale.
La soluzione non risiede in interventi marginali, ma in una profonda trasformazione culturale che deve radicarsi fin dalla tenera età, attraverso l’integrazione sistematica dell’educazione alimentare nel tessuto scolastico, dalle scuole primarie agli istituti secondari di secondo grado.
Questa integrazione non può essere un mero accenno, ma una disciplina curriculare a tutti gli effetti, supportata dalla presenza di professionisti qualificati, biologi nutrizionisti, in grado di fornire una guida competente e aggiornata.
L’approccio didattico deve attingere a modelli di riferimento riconosciuti a livello internazionale, come la prassi Uni/PdR 170, che offre un quadro strutturato per la definizione di percorsi formativi ad hoc per le diverse fasce d’età, valorizzando appieno i benefici derivanti dall’adozione della dieta mediterranea.
Quest’ultima, lungi dall’essere una semplice tradizione culinaria, rappresenta un vero e proprio patrimonio culturale e scientifico, un modello di alimentazione sostenibile, equilibrata e salutare.
La prevenzione primaria, con un focus sulla dieta mediterranea, si configura come uno strumento cruciale nella lotta contro patologie croniche, incluse quelle oncologiche.
Studi epidemiologici suggeriscono che l’adesione a questo modello alimentare potrebbe ridurre significativamente l’incidenza di tumori, attestandosi intorno al 30%, e diminuire il rischio di sviluppare altre malattie non trasmissibili.
Per tradurre queste potenzialità in risultati concreti, è imperativo un impegno condiviso tra istituzioni, scuole, famiglie e professionisti del settore.
Si propone, pertanto, l’istituzione di un tavolo tecnico interdisciplinare, composto da esperti di nutrizione, pedagogia, scienze dell’agricoltura e rappresentanti del mondo scolastico, con il compito di elaborare una strategia di prevenzione a lungo termine, definendo obiettivi misurabili e indicatori di performance.
L’evoluzione del profilo professionale del nutrizionista, ora dotato di competenze avanzate nella gestione di progetti alimentari, nella sorveglianza nutrizionale comunitaria, nella valutazione della qualità degli alimenti e nell’elaborazione di diete personalizzate, rappresenta un ulteriore elemento di supporto a questa iniziativa.
Non meno importante è il ruolo della mensa scolastica, che deve essere trasformata in un laboratorio di educazione alimentare, promuovendo filiere corte, prodotti a “chilometro zero” e riducendo al minimo lo spreco alimentare.
L’adozione di modelli di produzione agroalimentare sostenibile, valorizzando le risorse dei territori rurali e delle aree interne, contribuisce a rafforzare l’identità locale e a promuovere una cultura alimentare consapevole e responsabile, favorendo un circolo virtuoso che beneficia la salute delle nuove generazioni e il benessere del pianeta.
L’educazione alimentare non è un costo, ma un investimento strategico per il futuro.



