Il Recioto della Valpolicella, gemma vitivinicola dalla storia profondamente radicata nel territorio veronese, rischiava l’oblio, un’ombra ingombrante proiettata dal successo planetario del suo discendente, l’Amarone.
Un rischio che Slow Food Veneto, con l’adesione di sette cantine all’avanguardia – Mizzon, Venturini, Roccolo Grassi, Corte Merci, La Dama, Giovanni Ederle e Novaia – ha deciso di contrastare, erigendo il Recioto a Presidio, un atto di salvaguardia di un’eccellenza culturale e gastronomica.
La cronaca di questo declino è complessa.
Se Plinio il Vecchio, nel suo Naturalis Historia, ne celebrava già le virtù secolari, l’attuale panorama vitivinicolo ha visto una progressiva riduzione della sua produzione.
Il trionfo commerciale dell’Amarone, figlio primogenito di uve appassite, ha incentivato i produttori a dirottare gran parte del prezioso materiale verso quella denominazione, relegando il Recioto a un ruolo marginale.
A ciò si è aggiunta la tendenza globale alla diminuzione dei consumi di vini dolci, un fattore di mercato che ha ulteriormente penalizzato il Recioto.
Il Presidio Slow Food, dunque, non si configura come un mero intervento correttivo, ma come un progetto ambizioso di rivalsa, volto a ridefinire l’identità del Recioto e a restituirgli il posto che merita nel panorama enologico italiano e internazionale.
Roberto Covallero, presidente di Slow Food Veneto e figura chiave di questa iniziativa, sottolinea la difficoltà del compito: “Il Recioto è un vino intrinsecamente legato all’anima della Valpolicella, e il suo crollo negli ultimi due decenni è stato preoccupante.
Attualmente, meno dello 0,6% della produzione totale della Valpolicella è dedicato al Recioto, una percentuale che non rende giustizia al suo valore storico e culturale.
“Il regolamento del Presidio, nettamente più severo rispetto al disciplinare della Docg, impone standard qualitativi elevati e pratiche agronomiche sostenibili.
L’assenza di diserbo chimico, la selezione di uve provenienti da vigneti maturi (almeno 15 anni di età), un appassimento naturale e prolungato in fruttai (almeno 100 giorni, senza accelerazioni artificiali), limiti bassissimi di solforosa (un indicatore di intervento enologico minimo) e un periodo di affinamento in bottiglia obbligatorio (almeno un anno, con commercializzazione non prima di cinque anni dalla vendemmia) sono solo alcuni degli elementi distintivi.
Ma il Presidio non si limita alla qualità del vino; esso abbraccia anche l’impegno alla tutela del paesaggio rurale storico della Valpolicella, con un occhio di riguardo alla conservazione dei terrazzamenti, testimonianze di un’agricoltura di montagna ingegnosa e sostenibile.
Si tratta di preservare un patrimonio culturale immateriale, un’identità profondamente radicata nella terra e nelle tradizioni contadine.
Il primo atto del Presidio sarà rappresentato dalla partecipazione allo Slow Wine Fair 2026 a Bologna (22-24 febbraio), un’occasione cruciale per presentare al grande pubblico il Recioto, riscoprirne le caratteristiche uniche e promuovere una nuova cultura del vino, fondata sulla qualità, la sostenibilità e il rispetto per il territorio.
Un’occasione per affermare che il Recioto non è solo un vino dolce, ma un’esperienza sensoriale e culturale autentica, un’eredità preziosa da custodire e tramandare.



