Il panorama della ristorazione italiana, storicamente un pilastro dell’economia nazionale, è attualmente attraversato da un’evoluzione complessa e multiforme, ben al di là di semplici fluttuazioni congiunturali.
Le analisi più recenti, frutto della sinergia di dati provenienti da fonti autorevoli come Banca d’Italia, Unioncamere, Movimprese e elaborate da Fiepet Confesercenti, dipingono un quadro di dinamiche profonde, sottolineate durante l’assemblea nazionale che ha riconfermato Giancarlo Banchieri alla presidenza dell’associazione.
Lungi dall’essere un settore in declino generalizzato, la ristorazione ha mostrato, in un orizzonte decennale, una crescita numerica complessiva: si contano 1.467 nuove imprese attive.
Tuttavia, questa visione macroscopica nasconde fragilità significative.
L’anno 2024 segna una brusca frenata, con la chiusura di 4.038 attività, un dato che rivela una polarizzazione del mercato e una crescente difficoltà per una parte considerevole degli operatori.
Il peso di queste cessazioni è distribuito in modo disomogeneo sul territorio nazionale.
Lombardia, Veneto, Lazio e Sicilia, regioni con una forte tradizione culinaria e un’elevata concentrazione di attività di ristorazione, appaiono particolarmente esposte a questa tendenza.
Questo suggerisce che la pressione competitiva, i costi crescenti (energia, materie prime, lavoro) e i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori stanno colpendo in modo più severo alcune aree geografiche.
La crescita del numero di imprese, sebbene positiva, potrebbe essere indicativa di un fenomeno di frammentazione del mercato, con un aumento di piccole realtà spesso prive di solidità finanziaria e di un forte posizionamento distintivo.
La chiusura di quasi 4.000 attività, invece, non è semplicemente un dato numerico, ma il sintomo di una profonda revisione del modello di business della ristorazione.
Diversi fattori contribuiscono a questo scenario.
L’evoluzione dei gusti dei consumatori, sempre più attenti alla qualità, alla sostenibilità e alla ricerca di esperienze uniche, spinge le imprese ad innovare costantemente.
La digitalizzazione, con la proliferazione di piattaforme di delivery e sistemi di prenotazione online, ha trasformato il modo in cui i clienti interagiscono con i ristoranti, intensificando la concorrenza.
Le restrizioni imposte dalla pandemia, sebbene superate, hanno lasciato un’eredità di debiti e incertezze.
Inoltre, il settore è fortemente dipendente dal turismo, un comparto particolarmente volatile, sensibile a fattori economici e geopolitici globali.
L’aumento dei costi energetici e delle materie prime, unita alla difficoltà di reperire personale qualificato, aggrava ulteriormente la pressione sulle imprese.
L’analisi più approfondita dei dati rivela, quindi, che il futuro della ristorazione italiana non è determinato da una semplice crescita o declino, ma dalla capacità di adattamento e innovazione delle imprese, dalla loro capacità di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori e di affrontare le sfide economiche e sociali che il settore sta affrontando.
La resilienza e la capacità di reinventarsi saranno i fattori chiave per il successo nel nuovo scenario della ristorazione italiana.



