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venerdì 5 Dicembre 2025

Pranzare fuori: un salasso per le famiglie italiane.

L’abitudine di pranzare fuori, apparentemente banale, si rivela un onere finanziario significativo per molte famiglie italiane.

Un’indagine approfondita condotta da Bravo, società fintech specializzata nella gestione del debito, evidenzia come questa scelta possa erodere una quota considerevole del reddito mensile, raggiungendo in alcuni casi fino al 20%.

L’analisi, che confronta il costo di un pasto consumato al ristorante con quello preparato in casa, quantifica un potenziale risparmio medio di 263 euro mensili, tradotto in un’impressionante cifra di quasi 3.200 euro annui.
La disparità geografica nel costo della ristorazione è un fattore determinante.
Al Nord, un semplice pasto composto da pasta, acqua e caffè incide per circa 16 euro, mentre al Sud la spesa si attesta intorno ai 13 euro.
La preparazione domestica, in entrambi i contesti, comporta una spesa irrisoria, pari a soli 1,7 euro.

Le regioni del Nord, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria e Trentino-Alto Adige, emergono come le più vantaggiose in termini di risparmio potenziale, con cifre che superano i 3.500 euro annui.

Al contrario, regioni come Puglia, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo, si posizionano in coda alla classifica, registrando risparmi inferiori ai 2.800 euro, un divario notevole rispetto alle regioni settentrionali.

Un’analisi più granulare, condotta a livello di città, rivela come Lombardia (con 6 città), Emilia-Romagna (4), Piemonte e Veneto (3 ciascuna) dominino la top ten delle aree dove il pranzo al sacco offre il maggior beneficio economico.

L’assenza di centri del Sud nella parte alta della classifica riflette, secondo gli analisti, la combinazione di retribuzioni più contenute e costi della ristorazione generalmente inferiori.

Tuttavia, l’aspetto più interessante emerge quando si considera il risparmio in percentuale del reddito lordo mensile.

In questo contesto, la prospettiva si ribalta completamente.

Città del Sud, caratterizzate da salari medi più bassi, si distinguono per una percentuale di risparmio più elevata.

Vibo Valentia si classifica al primo posto, con un risparmio del 22,3% della busta paga mensile, seguita da Grosseto e Imperia.
Questo dato sottolinea come, anche in presenza di redditi più bassi, la capacità di ridurre le spese alimentari quotidiane attraverso il pranzo al sacco possa rappresentare una quota significativa del bilancio familiare.

L’esempio emblematico è rappresentato da Milano, città con la retribuzione mensile lorda più alta d’Italia (circa 2.780 euro), dove il pranzo al sacco permette di risparmiare 3.630 euro all’anno.

Nonostante questo risparmio considerevole, la spesa alimentare quotidiana continua a pesare in modo rilevante sul reddito, evidenziando la necessità di una gestione oculata delle risorse economiche anche per chi percepisce stipendi più elevati.

Il fenomeno sottolinea come l’ottimizzazione delle spese, anche quelle apparentemente minori, possa contribuire in maniera significativa alla stabilità finanziaria e alla costruzione di un futuro più solido per le famiglie italiane.

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