La vitivinicoltura italiana, pilastro imprescindibile del panorama agroalimentare nazionale, si presenta nel 2024 come un ecosistema economico complesso e dinamico, capace di generare un fatturato di 14 miliardi di euro, equivalente al 10% dell’intero comparto agroalimentare.
Questa rilevanza è sostenuta da una rete capillare di 241.000 aziende agricole, un tessuto produttivo che si estende su oltre 680.000 ettari di terreno vitato e che si articola attorno a circa 30.000 imprese vinificatrici, spesso realtà familiari custodi di secoli di tradizione e know-how.
La recente tavola rotonda promossa congiuntamente dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf), l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) e il Comitato Nazionale Vini ha offerto un’occasione cruciale per analizzare le sfide e le opportunità che attendono il settore.
Il Comitato Nazionale Vini, con la sua missione di tutela e valorizzazione delle denominazioni, ha ribadito l’importanza di preservare l’identità e la qualità dei vini italiani, elementi distintivi che ne determinano il successo sui mercati globali.
I 44 milioni di ettolitri prodotti nel 2024 collocano l’Italia al vertice della produzione vinaria mondiale, una leadership consolidata da un’eredità vitivinicola millenaria e da un costante investimento in innovazione e sostenibilità.
Tuttavia, il successo non si misura solo in termini di volume.
L’export, che ha raggiunto quasi 22 milioni di ettolitri per un valore superiore agli 8 miliardi di euro, sottolinea la capacità dell’Italia di posizionarsi come leader indiscusso in termini di quantità esportata e, al secondo posto, per valore, evidenziando la percezione di qualità e prestigio associata ai vini italiani.
Questo primato internazionale, tuttavia, non deve indurre compiacimento.
Il contesto globale è in continua evoluzione, con nuove sfide poste dai cambiamenti climatici, dalle mutate preferenze dei consumatori e dalla crescente concorrenza di altri paesi produttori.
La sostenibilità ambientale, l’adozione di pratiche agricole innovative e la valorizzazione delle filiere corte e dei prodotti di nicchia rappresentano imperativi strategici per garantire la competitività e la resilienza del settore vitivinicolo italiano nel lungo termine.
È fondamentale promuovere la formazione di professionisti qualificati, sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuove varietà resistenti e tecniche di vinificazione avanzate, e rafforzare la cooperazione tra i diversi attori della filiera, dalle imprese agricole alle cantine, dai distributori ai commercianti.
Solo attraverso un approccio integrato e proattivo sarà possibile preservare e ampliare il ruolo guida dell’Italia nel panorama vinario mondiale.