Il panorama gastronomico italiano si rivela, attraverso la trentaseiesima edizione di “Osterie d’Italia” 2026, come un mosaico vivace e in continua evoluzione.
La guida, promossa da Slow Food e presentata a Torino, non si limita a catalogare 1980 realtà culinarie sparse da nord a sud, ma ne interpreta l’anima, celebrando la resilienza di un modello ristorativo che guarda al territorio, alla convivialità e alla salvaguardia delle tradizioni.
Un elemento distintivo di quest’edizione è la crescente importanza dei “Locali Quotidiani”, una sezione nata nel 2025 che accoglie una varietà di esercizi – pastifici artigianali, gastronomie di quartiere, enoteche che offrono piatti semplici ma genuini – dove il focus non è tanto sulla ricercatezza della proposta, quanto sul benessere, sull’autenticità dell’esperienza e sulla connessione con le comunità locali.
Da un numero di 134 dell’anno precedente, si registra un aumento significativo a 161, a testimonianza di un interesse crescente verso modelli di ristorazione più accessibili e legati al tessuto sociale.
Tra le 1980 insegne recensite, 337 si sono distinte per l’eccellenza complessiva, ricevendo il prestigioso riconoscimento della Chiocciola.
Questo simbolo non è un mero sigillo di qualità, ma una vera e propria attestazione di un impegno concreto nei confronti dei valori di Slow Food: rispetto per i produttori locali, tutela della biodiversità, attenzione all’impatto ambientale e, soprattutto, un’accoglienza calorosa e autentica.
Analizzando la distribuzione geografica, emergono il Piemonte (187 osterie), la Campania (169) e la Toscana (163) come regioni più ricche di proposte culinarie.
Tuttavia, l’assegnazione delle Chiocciole rivela un quadro differente, con la Campania in vetta (39 locali), seguita dalla Toscana (30) e dal Piemonte (29), suggerendo una maggiore enfasi sulle peculiarità e l’impegno culturale di queste regioni in termini di gastronomia locale.
Come sottolineato da Carlo Bogliotti, amministratore delegato di Slow Food Editore, la guida “Osterie d’Italia” è un invito a scoprire l’Italia più vera, quella che trascende le divisioni e celebra la diversità culturale.
Il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, ha poi aggiunto un elemento cruciale: il merito della diffusione della cucina italiana come patrimonio dell’umanità va a coloro che, con passione e dedizione, preservano le tradizioni, i prodotti e le ricette locali.
In un’epoca di globalizzazione, la tutela della biodiversità gastronomica non può prescindere dal rispetto delle diversità culturali, poiché sono queste a rappresentare la vera ricchezza del nostro patrimonio.
La guida si conferma quindi uno strumento prezioso non solo per i buongustai, ma anche per chi desidera comprendere l’anima profonda dell’Italia e valorizzarne la ricchezza culturale e gastronomica.



