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venerdì 5 Dicembre 2025

Longevità: Scienza, Dieta Mediterranea e Nuovi Nutrienti

L’aspirazione alla longevità, un tempo relegata a speculazioni esoteriche, si configura oggi come un campo di ricerca scientifica sempre più definito, con l’alimentazione a rivestire un ruolo centrale.

Le recenti indagini epidemiologiche rivelano una preoccupante carenza di acidi grassi Omega 3 nella popolazione italiana, con livelli medi che si attestano al 4%, ben al di sotto del 8% raccomandato dalle linee guida nutrizionali.
Questo dato, emerso durante il confronto ‘Longevità 2.0’, sottolinea un divario significativo e la necessità di una maggiore consapevolezza sull’importanza di questi nutrienti.

La nutrizione non è semplicemente un aspetto marginale dell’invecchiamento, ma una variabile cruciale e, in larga misura, modificabile.

La restrizione calorica controllata, pur non implicando una drastica riduzione dell’apporto energetico, si presenta come un principio cardine per favorire i meccanismi biologici che proteggono la salute e preservano le funzioni fisiologiche durante il processo di invecchiamento.

Le più recenti ricerche, condotte con rigore metodologico presso istituzioni accademiche di prestigio come le Università di Montreal e Harvard, suggeriscono che un regime alimentare prevalentemente a base vegetale, con un’attenta modulazione del bilancio proteico e lipidico, rappresenta un modello nutrizionale ottimale per promuovere la longevità.

Questo approccio “plant-based” non esclude integralmente i prodotti di origine animale, ma ne limita l’assunzione a una quota ragionevole (circa il 25% del totale), privilegiando al contempo l’utilizzo di grassi insaturi di alta qualità, come l’olio extravergine d’oliva, e garantendo un’adeguata idratazione.

Oltre agli Omega 3, noti per il loro ruolo antinfiammatorio, i polifenoli – potenti antiossidanti presenti in abbondanza nel mondo vegetale – si rivelano cofattori essenziali per i processi biochimici che ne regolano la vitalità cellulare.

Un adeguato apporto quotidiano di almeno 500 mg di questi composti, reperibili in alimenti come frutti di bosco, cacao, tè e frutta dai colori intensi, si associa a un rallentamento del declino legato all’età.
L’osservazione di popolazioni con un’aspettativa di vita eccezionalmente elevata, le cosiddette “zone blu” (Okinawa, Nicoya, Ogliastra), offre preziose indicazioni.

Le diete tradizionali di queste aree geografiche, caratterizzate da un forte ancoraggio al territorio e alla stagionalità, condividono una base vegetale ricca di Omega 3 e polifenoli.
In Giappone, il tè verde e la curcumina; in Costa Rica, il mango e il caffè; in Sardegna, i formaggi ovini, spesso associati a fonti naturali di acido linoleico coniugato (CLA), un nutriente con proprietà simili agli Omega 3.
L’integrazione nella dieta mediterranea, sempre più diffusa anche in Italia, di frutti tropicali come mango e papaya, originariamente non appartenenti alla tradizione alimentare locale, rappresenta una tendenza interessante.
Il mango, in particolare, si distingue per la sua capacità di modulare i livelli di glicemia e di contrastare l’infiammazione, emergendo come un potenziale “superfood” per la longevità, in grado di arricchire l’alimentazione e di contribuire a un invecchiamento più sano e attivo.

Il futuro della longevità, dunque, si nutre di scienza, tradizione e apertura a nuove risorse alimentari.

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